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Anguria, cocomero o melone? Perché lo chiamiamo in tanti modi diversi

Che cosa si intende per anguria, cocomero e melone e perché esistono così tanti nomi per il frutto emblema dell’estate? C’è tanta storia alle spalle.

Quali sono le differenze tra anguria, cocomero e melone? Spesse volte intendiamo uno di questi tre frutti tipici dell’estate ma lo chiamiamo con uno qualsiasi di questi nomi. Paese che vai, usanze che trovi, potremmo dire.

Anguria e vari tipi di melone (Canva – ricettasprint.it)

Perché sta tutto anche in quella che è la propria area geografica di riferimento. Ad esempio c’è la tendenza a riferirsi al cocomero chiamandolo anche anguria. E questo è corretto, perché si tratta in tutto e per tutto della stessa cosa, con un solo dettaglio da considerare.

E cioè che il termine “cocomero”, derivato dal latino “Cucumis citrullus”, è diffuso ovunque mentre storicamente la parola “angurion“, antenata dell’attuale anguria, è di origine greca ed il suo utilizzo è invece frequente a macchia di leopardo. Ma si tratta della stessa cosa.

In alcune aree del Sud però l’anguria ed il cocomero sono sostituiti dal termine “mellone“, che sta a significare un melone di grosse dimensioni. L’assonanza con una doppia “L” voluta nel suono indica proprio abbondanza e pienezza tipica di un cocomero bello grande.

Anguria, cocomero o melone: perché tutti questi termini diversi

E tendenzialmente nel Meridione “melone” o “mellone” finiscono con il riguardare anche gli esemplari di frutti più piccoli, come ad esempio il melone di pane, che si presenta retato, arancione dentro con il confine dalla buccia beige reticolata che si presenta di un colore verde scuro. O quello giallo fuori e dentro, il cui sapore è spesso molto dolce.

Anguria e melone (Canva – ricettasprint.it)

E pure il melone con polpa verde, e poi quelli sardo, pugliese ed il meno diffuso melone serpente sono inglobati dal più universale “mellone” al Sud Italia. Tornando al significato etimologico dei termini in ballo, ci si aspetterebbe che il greco “angurion” fosse presente più al Meridione che al Nord del Paese.

Infatti è al Sud che per centinaia di anni si ebbe la colonizzazione dei coloni Greci con la fondazione di molte città stato e la nascita della Magna Grecia. Ma “angurion” trovò diffusione più di mille anni dopo questo importante episodio storico.

Fu infatti grazie ai Bizantini che si espansero in tutto lo Stivale nel 500 d.C. – a margine della Guerra Greco-Gotica”, che la parola “angurion” ha poi finito con l’espandersi dall’attuale Lazio a salire.

Quanti nomi diversi che esistono

Esistono poi altri termini diffusi in altrettante aree, come ad esempio la parola “popone”, che in Toscana ed altre zone del centro indica i vari tipi di melone che ci sono. E poi esistono ancora dei “rafforzativi”. A Napoli il cocomero o l’anguria sono noti più propriamente pure come “mellone d’acqua”, dalla principale caratteristica di tale frutto.

Anguria e melone a pezzi (Canva – ricettasprint.it)

E pensare che anche in questo modo è chiamato nei Paesi anglofoni (watermelon) e tedescofoni (wassermelone), anche se la cosa risulta essere solo una casualità senza alcun nesso voluto.

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Un legame sembrerebbe invece esserci con il francese “melone d’eau”, per l’appunto melone d’acqua, che però a Parigi e dintorni non si usa più.

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Ma questo sembra essere un netto retaggio della dominazione angioina avvenuta a partire dal 1266 e che vide i francese di stanza a Napoli prima di essere spodestati dagli spagnoli aragonesi.

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Da notare infine come ogni Regione abbia il proprio termine generico ben distinto, come ad esempio “pateca” in Liguria, derivato dal francese “pastèque” o “sarginiscu” in Puglia, con riferimento ai saraceni.

Salvatore Lavino

Classe 1985, giornalista pubblicista con una più che decennale esperienza nel settore e con migliaia di articoli prodotti in merito ai temi più disparati. Attualmente impegnato con diverse collaborazioni che trattano di vari argomenti, tra ecologia, cucina, sport, attualità, benessere e molto altro.

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