Quanto cibo avanza dai cenoni di Natale e Capodanno e dai pranzi e dalle cene dei giorni nelle festività di fine anno? Fin troppo, con uno in particolare che puoi riciclare subito.
Quante volte, tra il 27 dicembre e i primi di gennaio, ci siamo ritrovati a fissare il ripiano del frigorifero con un misto di senso di colpa e spossatezza gastronomica? Di solito l’occhio cade su quel rimasuglio di arrosto un po’ asciutto o sulla solita fetta di panettone che ormai ha la consistenza del cartone pressato.
Ma c’è un “clandestino” che occupa spazio, spesso relegato nell’angolo più buio, che nove persone su dieci buttano via senza pensarci due volte: la crosta del Parmigiano Reggiano (o del Grana). Sì, proprio quel pezzo di “pelle” dura, giallognola e apparentemente inutilizzabile che rimane quando finiamo di grattugiare il formaggio per i cappelletti o le lasagne. Se il post-feste ha un tesoro nascosto, è esattamente questo.
Spesso pensiamo alla crosta come a una sorta di imballaggio naturale, qualcosa di simile alla buccia di una banana. In realtà, la crosta del Parmigiano è semplicemente formaggio che, a contatto con l’aria durante la stagionatura, si è ossidato e indurito. È un concentrato di glutammato naturale, ovvero l’essenza stessa dell’umami, quel sapore “pieno” e sapido che rende irresistibile ogni piatto. Buttare via una crosta pulita è come gettare un dado da brodo biologico, artigianale e pagato a peso d’oro.
Il recupero della crosta non è una moda “eco-friendly” dell’ultima ora, ma un pilastro della cucina povera che abbiamo smarrito nel benessere. Il modo più immediato per usarla? Il brodo. Aggiungere una o due croste (ben grattate con un coltello per rimuovere l’eventuale scritta a inchiostro alimentare o impurità esterne) alla pentola del bollito o del brodo vegetale trasforma un liquido scialbo in un elisir vellutato. La crosta non si scioglie del tutto: rilascia i suoi oli e la sua sapidità, ammorbidendosi fino a diventare gommosa.
E qui arriva la parte migliore, quella che i veri intenditori si contendono a tavola: la crosta bollita, tagliata a cubetti e mangiata calda, ha una consistenza incredibile, quasi come una caramella salata che fila sotto i denti.
Se il frigo è ancora pieno di avanzi, ecco come la crosta può salvarvi:
Nelle vellutate di verdura: se state cercando di “disintossicarvi” con una passata di zucca o di porri, infilateci una crosta di formaggio a metà cottura. Darà una cremosità e un sapore profondo senza dover aggiungere panna o burro.
Nel sugo di pomodoro: avete polpette avanzate? Scaldatele nel sugo insieme a un pezzetto di crosta. Il sugo cambierà marcia.
Snack al microonde: questa è una chicca moderna. Tagliate la crosta pulita a cubetti piccoli, metteteli nel microonde per circa 40-60 secondi alla massima potenza. I cubetti si gonfieranno come dei “popcorn” di formaggio, diventando croccanti e deliziosi.
In un’epoca in cui parliamo tanto di sostenibilità, il primo passo non è comprare un nuovo gadget tecnologico, ma guardare con occhi diversi quello che abbiamo già. La prossima volta che arrivate alla fine del pezzo di formaggio, non aprite il cestino. Mettete quella crosta in un sacchetto gelo e congelatela. Sarà il vostro “ingrediente segreto” per trasformare una triste cena di metà gennaio in un piccolo capolavoro di recupero.
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