Cosa c’è davvero nella tua acqua? È allarme invisibile: PFAS nelle acque minerali italiane più amate. Quell’acqua ‘pura’ che bevi ogni giorno contiene sostanze sospette.
PFAS nell’acqua in bottiglia che bevi ogni giorno, una ricerca svolta da Greenpeace Italia con tanto di analisi in laboratorio conferma proprio questa cosa. E non si tratta affatto di una bella notizia, visto che i PFAS sono delle sostanze chimiche chiamate anche “inquinanti eterni”. Non sono minimamente biodegradabili, persistono in qualsiasi ecosistema ed inquinano cibi e bevande in maniera indistinta.
Nel caso di quanto osservato da Greenpeace Italia, sono tante le marche note a risultare in difetto. Il significato dell’acronimo PFAS è “sostanze poli- e per-fluoroalchiliche”. L’osservazione della famosa associazione ambientalista si è svolta sottoponendo al microscopio sedici campioni estrapolati da altrettante marche di acqua minerale confezionata.
Queste sedici tipologie di bottiglie di acqua minerale condezionata appartenevano in totale a otto marchi famosi, ovvero:
Le analisi sono state compiute in maniera autonoma da due distinti laboratori, uno situato in Italia e l’altro locato in Germania. E ciò proprio allo scopo di avere dei risultati che potessero essere il più accurati possibili. Lo scopo era quello di misurare la media di presenza di PFAS. In particolare si è voluto capire quale fosse il tasso di presenza dell’acido trifluoroacetico (TFA), che rappresenta l’esponente di PFAS in assoluto più presente al mondo, ad ogni latitudine.
Cominciamo con le buone notizie: San Benedetto e Ferrarelle non hanno presentato tracce di sostanze contaminanti e tossiche. Con quindi un risultato inferiore alla soglia di partenza di rilevabilità di sostanze estranee, che è pari a 50 ng/l. L’acido trifluoroacetico (TFA) è stato invece trovato nelle acque Levissima, Panna, Rocchetta, San Pellegrino, Sant’Anna ed Uliveto. Con Panna (700ng/l), Levissima(570 ng/l) e Sant’Anna (440 ng/l) che hanno fatto segnare i risultati più critici.
Greenpeace Italia ha subito contattato le rispettive aziende, facendo però sapere di non avere ricevuto alcuna risposta. Per la cronaca, il TFA può finire molto facilmente nell’organismo, al pari delle altre PFAS. E risultare potenzialmente nocivo per l’apparato riproduttore, per quello endocrino e per il fegato.
Ed i PFAS poi danneggiano anche la salute favorendo il sorgere di trigliceridi e colesterolo ed andando ad inficiare su quello che è il corretto funzionamento del sistema immunitario. Ulteriori studi hanno confermato anche come i PFAS favoriscano il sorgere di certe forme di tumori ed il manifestarsi di alterazioni del metabolismo (e ciò favorisce diabete ed obesità, tra le altre cose, n.d.r.) oltre che complicazioni delle gravidanze. E financo dei ritardi nello sviluppo motorio e cognitivo nei bambini.
Con le sostanze note come PFAS insomma sarebbe meglio non averci niente a che fare. Purtroppo non si degradano se non in infima misura nell’ambiente, e finiscono con l’alterare la catena alimentare, venendo assorbiti dagli animali e poi dall’uomo, con la nostra specie che della catena alimentare rappresenta il vertice. I PFAS però non vengono solo assunti mediante alimentazione ed assunzione di bevande contaminate ma vengono anche inalati.
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