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Lo strutto fa veramente così male? La parola agli esperti

Lo strutto, fa veramente così male

In origine unico condimento in cui versare le fritture, lo strutto ha subito nel corso dei secoli diverse rivalutazioni in merito alla sua salubrità. All’apice del successo nel Medioevo, con la diffusione di una concezione più sana e genuina dell’alimentazione si è guadagnato il triste attributo di mortale nemico del sistema cardiovascolare. Ma che cos’è lo strutto e soprattutto, fa veramente così male? Cerchiamo di fornire qualche risposta.

Lo strutto, origini di un condimento

E’ propriamente grasso di maiale, ricavato prevalentemente dal tessuto adiposo surrenale dell’animale. Conosciuto già dagli Etruschi che lo utilizzavano come condimento privilegiato, con l’incremento della coltivazione degli ulivi è stato poi lentamente sostituito dall’olio. Le popolazioni barbariche, note per il largo utilizzo di grassi animali nella preparazione degli alimenti, hanno influenzato la cultura culinaria occidentale introducendone nuovamente il consumo abituale. Fino a quando, nel corso della dominazione spagnola in Sicilia, proprio gli ispanici iniziarono a commercializzarlo su larga scala. Ciò grazie alla ingente produzione di strutto del mattatoio di Palermo.

E’ davvero così dannoso alla salute?

Lo strutto certamente ha un alto tenore di acidi grassi saturi, in genere ritenuti strettamente correlati al verificarsi di processi aterosclerotici con conseguente aumento della possibilità di infarto del miocardio. Ci sarebbero dunque degli effetti negativi sulla salute cardiovascolare a lungo termine, ma bisogna fare delle precisazioni.

Frittura si, ma solo ogni tanto!

Innanzitutto, la concentrazione di acidi grassi saturi riguarda molti altri alimenti, per cui non è solo lo strutto ad essere imputato. La premessa è utile per comprendere che adottando come regola fondamentale uno stile di vita sano, con un’alimentazione genuina ed equilibrata e svolgendo costante attività fisica, si riusciranno a prevenire tutti gli eventuali danni all’organismo. Un’importante caratteristica dello strutto inoltre, riguarda il suo “punto di fumo”. Esso consiste nella temperatura a cui un grasso alimentare riscaldato comincia a rilasciare sostanze volatili tossiche. Avendo un punto di fumo molto elevato (250 gradi) lo strutto conserva la propria integrità in fase di cottura molto meglio di altri condimenti. Anzi, gli esperti affermano che rende gli alimenti più morbidi e saporiti: una frittura con lo strutto quindi, ogni tanto, possiamo concedercela.

 

Marianna Gaito

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Marianna Gaito

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