Passerai la Vigilia o Natale al ristorante? Se la cosa ti farà risparmiare tempo ed energie, non altrettanto si può dire per i soldi. Preparati a pagare un conto molto salato.
Natale 2025 al ristorante, in molti hanno fatto questa pensata, ma tale scelta si preannuncia non proprio sostenibile per le tasche. Già di per sé, questo Natale si è presentato come uno dei più costosi di sempre per chi sceglierà di festeggiare lontano dalle mura domestiche. Nonostante l’inflazione sembri dare tregua su alcuni fronti, il settore della ristorazione sta registrando un’impennata dei prezzi.
E la cosa sta trasformando il classico pranzo del 25 dicembre in un vero e proprio investimento di lusso. A spingere verso l’alto i menu delle feste concorrono diversi motivi. Le stime parlano chiaro in tal senso: sedersi a tavola in un ristorante, dalla trattoria locale al locale stellato, costerà mediamente tra il 10% e il 15% in più rispetto allo scorso anno.
Le ragioni non risiedono esclusivamente nel costo del cibo, pur influenzato dai rincari di prodotti d’eccellenza come pesce fresco, tartufi e carne di qualità. A pesare è soprattutto la gestione operativa. I ristoratori devono far fronte a costi energetici ancora instabili e, soprattutto, ad una carenza di personale che costringe ad alzare i compensi per garantire il servizio durante le festività.
Festeggiare a Natale significa mobilitare brigate intere in giorni in cui il costo del lavoro è giustamente più alto. Questo si riflette inevitabilmente sullo scontrino finale del cliente, che si trova davanti a menù degustazione “blindati” che partono nel migliore dei casi, nelle grandi città, da una base minima di 80-100 euro a persona, bevande escluse, per salire vertiginosamente oltre i 300-400 euro se si punta all’alta cucina.
Anche con questi prezzi proibitivi, le prenotazioni non sembrano comunque risentirne drasticamente. Da un lato, una fetta di popolazione è costretta a ripiegare sul pranzo in famiglia per far quadrare i conti. Ma dall’altro cresce il numero di chi vede il Natale al ristorante come l’unico vero strappo alla regola dell’anno.
Per molti pranzare al ristorante a Natale rappresenta la fuga dallo stress dei preparativi e la garanzia di una esperienza che giustifica la spesa. Il consumatore moderno è diventato più esigente. Se deve spendere tanto, pretende un servizio impeccabile e materie prime introvabili nei circuiti della grande distribuzione. Ed il rischio, per i ristoratori, è quello di “tirare troppo la corda”.
Un prezzo eccessivo a fronte di una offerta mediocre potrebbe allontanare definitivamente il cliente nel corso del nuovo anno. Paradossalmente però, nonostante l’aumento dei prezzi, la struttura dei menù natalizi resta ancorata alla tradizione. I clienti sono disposti a pagare di più, ma non vogliono rinunciare ai classici: tortellini in brodo, bolliti, panettoni artigianali e grandi rossi.
I ristoratori devono bilanciare l’aumento dei listini con una innovazione che non tradisca l’aspettativa di comfort food tipica del Natale. Per ora le sale restano piene, a dimostrazione che il piacere della tavola condivisa resta. E per molti italiani tutto ciò è un bene rifugio a cui è difficile rinunciare, anche a costo di sacrifici in altri ambiti.
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