C’è poco tempo per risolvere una situazione veramente brutta che vede dazi di circa il 115% contro la pasta italiana imposti dagli Stati Uniti. Sarà un disastro economico.
La situazione sui dazi sconsideratissimi ed insensati imposti da Donald Trump contro la pasta italiana si sta riscaldando, e l’Unione Europea è pronta a intervenire “se necessario” per difendere il settore. In primo piano c’è la recente decisione preliminare del Dipartimento del Commercio USA. Washington ha stabilito che i dazi anti‑dumping sono giustificati contro 13 aziende italiane di pasta, tra cui nomi noti come Barilla, La Molisana e Pastificio Lucio Garofalo.
Questi dazi, che dovrebbero entrare in vigore a partire da gennaio, si aggiungerebbero al dazio base del 15 % già applicato alle importazioni europee. Se attuati integrati, porterebbero il dazio effettivo per alcune paste italiane premium fino al 107 %. Il governo Meloni è stato chiamato a fare qualcosa immediatamente, visto che il tempo stringe. E l’Italia ha reagito con fermezza.
Il nostro Paese ha presentato dei reclami ufficiali sia verso l’amministrazione statunitense che presso la Commissione Europea, la quale ha la competenza di gestire la politica commerciale per il blocco UE. Il portavoce commerciale della Commissione Europea, Olof Gill, ha dichiarato che Bruxelles “si sta impegnando in stretta collaborazione con l’Italia e interverrà se sarà necessario” nei confronti degli Stati Uniti.
La Commissione non esclude di ricorrere al WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio) qualora ritenesse che le accuse americane siano infondate. Il settore agroalimentare italiano teme fortemente le conseguenze. Secondo Coldiretti, i dazi rappresenterebbero un “colpo fatale” per i produttori, e potrebbero provocare un aumento dei prezzi per i consumatori statunitensi.
Si stima che circa metà del valore delle esportazioni italiane di pasta secca verso gli USA verrebbe colpita direttamente. Il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, ha definito le accuse di dumping “inaccettabili e strumentali” agli obiettivi di Trump di rilocalizzazione produttiva. Da parte del governo italiano, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha annunciato la creazione di una task force specifica. Ciò per coordinarsi con l’UE, i produttori di pasta e le autorità statunitensi.
Tajani ha usato i social per ribadire che “la qualità della pasta italiana non è dumping”. E ha promesso battaglia per bloccare quella che definisce una “dittatura dei dazi”. Un aspetto interessante è che Barilla è l’unica azienda italiana della lista con uno stabilimento produttivo negli Stati Uniti. Ciò le darebbe un vantaggio in caso di imposizione dei dazi, perché la produzione interna non sarebbe importata e quindi non soggetta alle stesse tariffe.
Altri gruppi, come La Molisana, valutano di aprire impianti negli USA per aggirare eventuali barriere tariffarie. Ma combattono al tempo stesso le accuse che vengono mosse contro il loro operato. Appare alquanto evidente che ci troviamo di fronte ad una tensione commerciale tra Italia ed UE da una parte e Stati Uniti dall’altro. La imposizione di dazi ingiustificati fino al 107 % su prodotti italiani simbolo come la pasta scatenerebbe ripercussioni pesanti sull’export, sui mercati esteri e sulla reputazione del Made in Italy.
L’Unione Europea, pur non volendo agire fin da subito con misure drastiche, ha chiarito che non esiterà a intervenire, anche tramite il WTO, se le posizioni americane si riveleranno ingiustificate. Lo sforzo congiunto tra Roma e Bruxelles appare fin d’ora cruciale per difendere un comparto fondamentale dell’economia italiana.
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