Pernigotti, la chiusura amara di un vanto tutto italiano
Pernigotti, la chiusura amara di un vanto tutto italiano

La Pernigotti si aggiunge a tante altre realtà storiche della produzione alimentare made in Italy che chiude i battenti. La notizia è stata diffusa in questi giorni con un comunicato. Pare che
il gruppo turco Toksöz, proprietario del marchio dal 2013, abbia intenzione di spostare la produzione in Turchia. Addio quindi allo stabilimento di Novi Ligure, famosa sede principale della casa dolciaria, che potrebbe chiudere definitivamente i battenti già a breve termine. La Toksöz sarebbe intenzionata a mantenere nel nostro paese solo la rete di vendita, con il conseguente licenziamento dei cento operai attualmente in forza nello stabilimento.

Pernigotti, la chiusura amara di un vanto tutto italiano

“Una scelta assolutamente scellerata” afferma la segretaria della Flai Cgil Ivana Galli. “Sosterremo i dipendenti Pernigotti in ogni loro azione. Assistiamo continuamente a proprietà straniere che prima comprano, poi chiudono e licenziano. Mantenendo la proprietà del marchio per produrre all’estero. Tutto ciò sacrificando i nostri lavoratori e la qualità dei nostri prodotti” conclude la Galli.

Le fa eco Marco Malpassi della Flai Cgil di Alessandria, che segue da vicino la situazione. La motivazione fondamentale della chiusura è dettata da una situazione di insolvenza estremamente grave. Già quando fu rilevata, la Pernigotti navigava in cattive acque. Una produzione legata solo alle ricorrenze ha determinato un fatturato negativo tale che la Toksöz ha notificato una perdita di 50 milioni di euro in 5 anni.

In più l’azienda turca non ha attivato gli investimenti promessi, che avrebbero dovuto risollevare la situazione. “Ci hanno proposto una cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività” spiega Malpassi. “Noi invece siamo intenzionati ad ottenere una cassa integrazione straordinaria per crisi. Questo aprirebbe prospettive per trovare acquirenti o soluzioni per rilanciare la Pernigotti” sottolinea.

Coldiretti indignata. Novi Ligure vicina agli operai

Il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini ha rimarcato la gravità della situazione. “E’ l’ennesima delocalizzazione di un marchio storico del Made in Italy. Dobbiamo difendere il nostro patrimonio agroalimentare” ha affermato. Sulla stessa linea di pensiero appare Paolo Capone, segretario generale della UGL: “L’Italia continua a strizzare l’occhiolino all’estero a discapito di intere famiglie”. Continuando: “Auspico che il Governo attivi un piano di ammortizzatori sociali per i dipendenti Pernigotti. Basta con le delocalizzazioni facili”. Anche la comunità locale ha manifestato la sua solidarietà ai lavoratori. Il sindaco Rocchino Muliere ha rivelato la volontà di affiancarsi ai dipendenti per sostenere le loro iniziative insieme a tutta la cittadinanza.