Qual è il significato del coperto al ristorante, perché esiste e come è nato. Si tratta di una usanza vecchia addirittura di secoli.
Perché esiste il coperto al ristorante? E per quale motivo dobbiamo spesso pagare una aggiunta di almeno un euro oltre al conto che riassume tutto quello che abbiamo consumato? Contrariamente a quanto si possa pensare, questa sorta di mini-tassa non è una invenzione moderna, bensì esiste da secoli e secoli. Se ha notizia della sua esistenza già in epoca medievale, e chissà che non ci fosse già prima.
In quei tempi rappresentava un modo per i locandieri e i proprietari di osterie di monetizzare anche solo di un minimo dal passaggio dei tanti pellegrini di passaggio, che si dirigevano presso i più noti santuari di allora, oppure in direzione di Roma. Da cui il termine di “coperto”, perché i viaggiatori alloggiavano in camere affittate anche solo per un giorno ed erano soliti portare con sé del cibo da casa.
I ristoranti di oggi sono chiaramente del tutto diversi come formula. A nessuno mai passerebbe per la mente di portare con sé del cibo da casa, a meno che non si tratti di un dolce personalizzato. In quel caso però il locale farà pagare qualcosa in più in qualche modo.
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Il significato odierno del coperto è da intendere come compenso per l’uso delle posate, dei bicchieri, di tovaglie e tovaglioli (che vanno in lavanderia) e per la spesa per il pane. Oppure anche solo per la scenografia offerta, con una magnifica vista mare, ad esempio.
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Eppure c’è da dire che il coperto al ristorante esiste solamente in Italia, e la cosa lascia i turisti spiazzati, la prima volta che vengono in visita dalle nostre parti. Alla fine si tratta di un qualcosa di legittimo che i ristoratori possono richiedere, a meno che la sua presenza sia regolarmente indicata all’interno del listino prezzi. Lo stabilisce l’art.18 del Regio Decreto n. 635/1940.
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