Emerge una notizia che inquieta e che fa riferimento a delle pratiche di filtraggio dell’acqua confezionata mediante tecniche vietate dalle autorità.

Acqua confezionata trattata con metodi vietati, bufera in Francia
Acqua in bottiglia in vendita (Ricettasprint.it)

Acqua confezionata venduta nonostante sia stata sottoposta a dei processi di pulizia e di trattamento considerati non conformi alla legge. La notizia ha suscitato grande scandalo e ha fatto si che le autorità competenti si muovessero immediatamente.

L’acqua confezionata in questione, piazzata sugli scaffali di supermercati e discount vari, appartiene in molti casi ai grossi nomi dell’industria. Nel 30% dei casi è emersa questa irregolarità.

Alcune aziende fanno uso di raggi ultravioletti o di di carboni attivi per filtrare l’acqua da imbottigliare e da mandare ai punti vendita dove milioni di persone fanno la spesa ogni giorno. Si tratta però di tecniche non ammesse da quelle che sono le attuali norme vigenti in ambito alimentare nel territorio dell’Unione Europea.

E sorprende il constatare quali siano i nomi coinvolti, con marchi conosciutissimi. Della cosa ovviamente i consumatori non hanno avuto alcuna informazione, altro aspetto che rende la cosa di una gravità da non sottovalutare.

Acqua trattata contro le regole vigenti, quali sono le marche coinvolte

Acqua confezionata trattata con metodi vietati, bufera in Francia
Bottiglie di acqua confezionata (Ricettasprint.it)

La vicenda interesserebbe i marchi Vittel e Perrier, che fanno parte della divisione Nestlé Waters. Lo fanno sapere il quotidiano francese “Le Monde” e Radio France. Perrier in alcuni casi è presente anche nei punti vendita in Italia.

Le due emittenti hanno citato un rapporto risalente al 2022 e stilato dall’Igas, ovvero l’Ispettorato generale per gli affari sociali in Francia. Qui si parlava di acqua confezionata trattata in maniera non conforme alle regole.

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Ed in particolare ci sarebbe un passaggio nel quale la stessa Nestlé avrebbe ammesso la cosa, parlando di metodi non allineati alle norme vigenti nei suoi stabilimenti produttivi. La questione riguarda la Francia ma potrebbe avere rilievo anche al di fuori dei confini transalpini.

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La cosa poi ha attirato l’interesse di diversi enti di primo piano, come ad esempio l’Antitrust francese. Il quale pare abbia aperto una indagine per pratiche commerciali scorrette.

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C’è da dire che i trattamenti non conformi rilevati non costituirebbero comunque un problema per la salute dei consumatori. Ma omettere delle informazioni, ed andare comunque in direzione contraria rispetto a quanto stabilito dalle autorità, rappresenta un modus operandi passabile di sanzioni.