Acqua in bottiglia, non c’è da star tranquilli. Secondo una indagine compiuta dalla rivista specializzata Altroconsumo, molte marche contengono delle sostanze potenzialmente nocive. In particolare, su 21 nomi realizzati, sono in pochissimi a salvarsi del tutto, non mostrando alcuna traccia di contaminazione. Per il resto, molte hanno mostrato una presenza benché minima di prodotti inquinanti. E sei marche di acqua in bottiglia sono state bocciate.
In questo test di Altroconsumo trovano considerazione anche altri fattori. Ad esempio quella che è la composizione chimica totale di ogni acqua in bottiglia passata al setaccio al microscopio. E la presenza di altri contaminanti, l’etichettatura, l’impatto ambientale giocato dall’imballaggio, il prezzo medio e tanto altro. Alla fine, tre marche sono state promosse a pieni voti ed undici hanno ottenuto una valutazione buona. In sei invece sono state totalmente bocciate.
Tra le marche analizzate, soltanto tre sono risultate completamente prive di contaminanti nocivi, confermando la loro qualità e sicurezza per i consumatori. Si tratta di Blues Sant’Antonio (marchio Eurospin), Conad Valpura e San Benedetto Eco Green Benedicta. Questi prodotti si sono distinti non solo per la loro assenza di sostanze inquinanti, ma anche per aver ottenuto la qualifica di “Miglior Acquisto”, riconoscimento che sottolinea il loro buon rapporto qualità-prezzo.
Al contrario, la maggior parte delle acque analizzate ha mostrato problematiche di varia natura. In particolare, sei marche sono state classificate con un giudizio insufficiente a causa delle elevate concentrazioni di Tfa (acido trifluoroacetico), un composto chimico di cui si stanno approfondendo gli effetti sulla salute umana.
Tra queste figurano Acqua Panna, Esselunga Ulmeta, Maniva, Saguaro (marchio Lidl), Levissima e Fiuggi. Si riscontra un livello di Tfa in eccesso rispetto a quelle che sono le norme vigenti nell’Unione Europea. E Levissima ha mostrato pure un quantitativo eccessivo di arsenico.
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Sotto accusa c’è quindi soprattutto la presenza in eccesso di TFA, sostanze che sono da annoverare all’interno dell’ambito dei PFAS, le sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate, che resistono al degrado ambientale per decenni, mostrando quindi un livello di biodegradabilità estremamente basso.
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Queste sostanze possono avere degli effetti danno al fegato, all’apparato immunitario ed a quello riproduttivo. Cosa più volte confermata dalla Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) e dall’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
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Nel 2026 comunque proprio la EFSA ha fatto sapere che fornirà un aggiornamento riguardo a quelli che sono i limiti nuovi da introdurre a partire dall’anno prossimo. Ed ovviamente l’acqua più sicura è quella che contiene il minor quantitativo di queste sostanze nocive.
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