Il peso della pressione è un compagno di vita di Alessandro Borghese che, fin da bambino, ha dovuto fare i conti con l’esser giudicato dagli altri. Un boccone amaro mandato giù, del quale parla solo adesso.
La carriera di Alessandro Borghese è stato un continuo crescendo di successi che lo chef ha conquistato con molta fatica, passione e dedizione. Quando è poco più che un ragazzo ecco che decide di mettersi in gioco in campo culinario, viaggia per il mondo e cerca di dare alla sua cucina quella nota di sapore e gusto che ha tutt’oggi, e che gli ha permesso di diventare un noto chef.
Nel frattempo, ecco che comincia a farsi spazio nella sua vita anche il mondo dello spettacolo, qui dove tutto comincerà con i coking show ma che recentemente l’ha visto al timone di Games of talent. Una carriera in salita per la quale lo chef ha lottato a denti stretti.
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“Sono sempre stato giudicato”
A scuotere il web troviamo la recente intervista che Alessandro Borghese ha rilasciato al settimanale Grazia, parlando a cuore aperto della propria carriera e del percorso fatto per liberarsi dall’etichetta di ‘figlio di’, trovano quindi il suo posto nel mondo e anche nel campo del lavoro.
Lo chef, infatti, in tal senso si è lasciato andare alla seguente dichiarazione: “Sono abituato a essere giudicato fin da piccolo. Appena nato ero sulla copertina delle riveste in braccio a mia madre. Quando sei figlio d’arte sei sempre osservato da tutti. Ho impiegato mezza vita per diventare Alessandro Borghese e non più il ‘figlio di’. Mi sono voluto conquistare le mie stelle”.
Il dolce messaggio per Wilma
L’intervista in questione, inoltre, è stata anche l’occasione perfetta per lo chef di parlare del rapporto matrimonio – lavoro con Wilma Oliviero.
Alessandro Borghese, infatti, ha concluso così il suo racconto: “Devo moltissimo ai miei genitori. E per il successo devo ringraziare mia moglie. Non cuochi abbiamo un ego grande che con la tv aumenta. Grazie a Wilma sono rimasto concentrato. Ma sono le mie figlie, Arizona e Alexandra a mettimi in riga in due secondi, per loro sono ‘papà’”.
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