Aragoste sedate con marijuana
Aragoste sedate con marijuana

La chef Charlotte Gill è ben nota a Southwest Harbor, nel Maine, per essere la titolare del più grande ristorante a base di crostacei. In particolare il Charlotte’s Legendary Lobster Pound, prevede menù a base di aragosta: ogni portata contiene porzioni di questa prelibata specie, con la possibilità di ordinarne anche intere da gustare con pinze e bavaglino di rito. Centinaia di crostacei bolliti ogni giorno per soddisfare le richieste dei clienti, tutti rigorosamente freschi.

Aragoste: soffrono davvero?

La tradizionale pratica di cottura delle aragoste, che a molti appare disumana, prevede il calarle in acqua bollente ancora vive: si dice che emettano un fischio, come se fosse un ultimo sospiro. Gli animalisti si sono a lungo battuti per evitare quanto meno che siano cucinate direttamente in vita, ritenendo la pratica oltremodo macabra. In realtà non c’è prova scientifica che attesti la sofferenza effettiva delle aragoste. Anche il ricercatore che ha sostenuto questa tesi, ha affermato che le sue verifiche non sono definitive. Robert Elwood, professore emerito di comportamento animale presso la Queen’s University di Belfast ha precisato che, pur non essendoci prove assolute, tutti i risultati scaturiti dagli studi conducono a pensare che questi animali provino relativamente dolore.

Il metodo di Charlotte Gill: “Uso marijuana”

Per ovviare a questa situazione Charlotte Gill ha sperimentato un metodo alternativo per lenire la sofferenza delle aragoste. Ha sottoposto un crostaceo a sedute di inalazione di marijuana per circa due settimane, osservandone i comportamenti. L’esemplare in questione è rimasto in una vasca con poca acqua per il tempo necessario: giornalmente la Gill introduceva il fumo all’interno. Dopo il trattamento l’animale, che è stato poi rilasciato in mare, sembrava essere più rilassato e meno sensibile agli stimoli. Ovviamente è un esperimento senza evidenza scientifica. Nonostante ciò la chef americana ha affermato che proverà nuovamente con questo metodo e se dovesse risultare funzionale, lo utilizzerà come consuetudine. “Sono destinate a morire, quindi meglio non essere troppo crudeli” ha sentenziato la Gill.