Le parole di uno dei maggiori protagonisti nella lotta alla malavita scuotono l’Italia intera. I criminali avrebbero le mani sui posti dove facciamo la spesa.

Il procuratore di Milano lancia l'allarme: "Tutti i supermercati sono della 'ndrangheta"
Il procuratore di Milano lancia l’allarme: “Tutti i supermercati sono della ‘ndrangheta”

Le recenti dichiarazioni del procuratore Nicola Gratteri hanno riacceso i riflettori sulla preoccupante infiltrazione della ‘ndrangheta nel tessuto economico e sociale di Milano e del suo hinterland.

Secondo Gratteri, procuratore generale di Napoli e noto esperto nella lotta alla criminalità organizzata di matrice calabrese, “tutti i supermercati dell’area metropolitana milanese” sarebbero ormai sotto il controllo di clan mafiosi. Ma non solo: lo stesso varrebbe anche per “i locali di divertimento frequentati dai vip”.

Queste parole si aggiungono alle numerose inchieste giudiziarie che negli ultimi anni hanno già dimostrato come diversi bar, ristoranti e attività commerciali, in particolare nelle zone periferiche della città, siano di fatto infiltrati dalla criminalità organizzata.

Un fenomeno che sembra attraversare trasversalmente diversi settori dell’economia milanese, dal mondo della ristorazione a quello della grande distribuzione alimentare.

Supermercati gestiti dalla ‘ndrangheta, Milano ne sarebbe piena

Il procuratore di Milano lancia l'allarme: "Tutti i supermercati sono della 'ndrangheta"
Carrello della spesa (Ricettasprint.it)

L’ascesa della ‘ndrangheta a Milano appare strettamente legata all’espansione del narcotraffico e al conseguente riciclaggio di denaro sporco. Secondo Gratteri, negli anni ’90 i clan calabresi investirono pesantemente nell’acquisto di cocaina in Colombia, approfittando dell’elevata richiesta di stupefacenti sul mercato.

I proventi illeciti di tali attività criminali sarebbero quindi stati reimpiegati sistematicamente nell’acquisizione di attività commerciali, ristoranti e supermercati nell’area milanese.

L’infiltrazione mafiosa sembrerebbe inoltre favorita da una rete di complicità e collusioni che affonda le sue radici negli anni ’60, quando esponenti della ‘ndrangheta sarebbero entrati a far parte di “logge massoniche deviate”, stringendo legami con magistrati, forze dell’ordine e rappresentanti delle istituzioni.

Una fitta rete di relazioni che avrebbe agevolato l’espansione degli interessi criminali nel nord Italia.

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Di fronte a questo quadro allarmante, le autorità competenti sono chiamate a intensificare gli sforzi per arginare la pericolosa penetrazione della criminalità organizzata nell’economia legale, a tutela della legalità e della sicurezza dei cittadini.

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La sfida appare complessa e richiede un approccio integrato, che sappia coniugare l’azione giudiziaria con iniziative di prevenzione e controllo del territorio.

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Solo così sarà possibile restituire piena fiducia e trasparenza a settori nevralgici come la grande distribuzione e l’intrattenimento, troppo spesso finiti nel mirino della ‘ndrangheta.