Il pane capovolto in tavola viene considerato quasi un sacrilegio, in particolar modo dalle persone più anziane. Perché non va mai messo così?

Dietro questa usanza si nascondono tradizioni che hanno un passato antichissimo e che trovano la loro espressione in una forte connessione con la spiritualità. Il pane in tavola occupa sempre un posto centrale, in modo che tutti possano averne uguale accesso. Così come non manca mai nelle occasioni importanti, per accompagnare qualsivoglia pietanza oppure anche solo per spezzare la fame. Un pezzo di pane non si nega mai a nessuno, si dice. Un alimento così importante che fa parte della tradizione e che si considerava cibo per i poveri. L’unico prodotto dei campi che riusciva adeguatamente a saziare la fame, rigorosamente fatto in casa ed essenzialmente economico, adatto a soddisfare tutti, grandi e piccoli.

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Pane capovolto a tavola | Ecco perché non va mai messo così

La credenza che mettere il pane capovolto in tavola sia presagio di sciagure risiede dunque innanzitutto in una matrice popolare di ordine religioso, poi in una precisa consuetudine messa in atto in un particolare periodo storico. Secondo la prima interpretazione il pane, nella sua valenza religiosa, corrisponderebbe al Corpo di Cristo. Motivo per cui, posizionarlo capovolto rivestirebbe un significato sacrilego. Una sorta di rifiuto di accogliere Gesù nelle nostre case, concretizzato nel mancato rispetto del legame intrinseco con la sacralità di questo alimento.

Lo ‘spezzare il pane’ indica appunto la forte connessione tra ciò che comunemente viene fatto in tavola con spirito di condivisione, e quanto contenuto nelle Sacre Scritture. In alcune comunità religiose ancora oggi il pane viene utilizzato per alcune cerimonie, così come anche le tradizioni secolari legate alla vita di alcuni santi si collegano alla benedizione del pane. Ad esempio nel caso di Sant’Antonio Abate, occasione in cui nelle chiese si distribuiscono soffici panini benedetti.

Non solo religione: il significato storico di una famosa abitudine

La seconda interpretazione invece trova la sua radice nella storia, nello specifico nel periodo della dominazione francese in Italia. Pare infatti che in terra straniera fosse comune l’usanza di condannare alla pena capitale chiunque mostrasse avversione nei confronti della corona. Tanto era forte il disprezzo per i ‘boia’ che i fornai si ribellarono contro di loro, ma potendo però manifestare liberamente la loro ribellione che avrebbe potuto causare loro la messa a morte, si organizzarono per concretizzare una protesta simbolica.

Si rifiutarono dunque in massa di vendere il pane a chi rivestisse questo abominevole compito. Essendo però un periodo di grande povertà ed essendo il pane l’alimento più economico ed alla portata di tutti, il Re francese Carlo VII per evitare che i suoi boia morissero di fame, impose una sorta di tassazione ai fornai, i quali per evitare guai furono costretti a fornire periodicamente del pane agli aguzzini.

Per manifestare la propria ribellione così i fornai si accordarono per produrre i pezzi destinati ai boia con gli ingredienti di peggiore qualità e scegliendolo fra gli scarti del forno. Per distinguerlo dagli altri, i panettieri li mettevano con la parte superiore rivolta verso il basso e li consegnavano così in chiaro segno di disprezzo. Ecco perché posizionare il pane in tavola in quel modo viene reputato un chiaro segno di disgrazia e foriero di eventi di morte. Questa superstizione chiaramente non ha alcun riscontro con la realtà, anche se qualcuno sembra crederci! Ecco spiegato quindi l’affascinante significato di un gesto che spesso facciamo inconsapevolmente e che ci riporta nelle radici della nostra storia.

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