L’allattamento è un momento estremamente imprescindibile per la crescita del bambino. Gli enti sanitari ufficiali forniscono delle linee guida.
L’allattamento in tempi di pandemia è un argomento trattato dal Tavolo Tecnico Operativo Interdisciplinare del Ministero della Salute. L’accostamento è doveroso in quanto quello che stiamo vivendo è un periodo storico particolare, che riguarda molte problematiche in ambito sanitario.
Ci sono categorie più esposte e tra queste figurano anche molte neomamme, il cui sistema immunitario risulta ancora sollecitato. E si sa che l’allattamento è un periodo fondamentale per la crescita di un bambino. Parliamo di sviluppo cruciale in quelli che sono i primi sei mesi di vita.
Un allattamento normale – e quindi sano, senza complicazioni – contribuisce a far diventare l’organismo più forte anche in futuro. Esistono anche degli studi in base ai quali i bambini allattati hanno in media bisogno di minori ricoveri ambulatori ed ospedalieri.
È bene sapere che il latte materno contiene una flora batterica che viene influenzata quando la mamma contrae una malattia. Ma questo non comporta alcun rischio per l’infante se non in alcuni casi di HIV (l’Aids) e di HTLV (un tipo di leucemia), od in caso di virus Ebola (EVD)(WHO 2020).
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Allattamento, le cose alle quali non si può rinunciare
Gli esperti indicano che il processo di allattamento non dovrebbe mai essere interrotto, salvo in situazioni gravi come un ricovero in terapia intensiva della mamma o del bebè. Queste sono anche delle linee guida ufficialmente riconosciute dalla Organizzazione Mondiale della Sanità.
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Dopo i primi sei mesi di vita, si consiglia ancora di allattare per un certo periodo ancora, che generalmente viene indicato dal pediatra, in maniera complementare alla introduzione di cibo solido o parzialmente solido.
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Come quantità massima giornaliera la misura media si attesta tra gli 800 ed i 1000 ml/die. La conclusione principale è che allattare è un qualcosa che va tutelato sempre, anche in situazione di pandemia.
