Dalle analisi svolte da un test su dieci marche di prodotto emerge un quadro preoccupante che riguarda la presenza di bisfenolo nel tonno.
Bisfenolo nel tonno, una problematica sempre attuale e dalla quale è importante che gli organi di stampa come il nostro mettano in guardia i consumatori. C’è un test condotto di recente che ha mostrato risultati alterni in quanto a qualità, in relazione a svariate marche di tonno confezionato attualmente in vendita. Questa rilevazione è stata compiuta dalla rivista dei consumatori “Saldo”, la numero uno in materia in Svizzera.

Però molte delle marche risultano essere in vendita anche in Italia. E “Saldo” parla di “livello allarmante di presenza di bisfenolo A” nel tonno. Questa sostanza, nota anche con l’acronimo di BPA, è un composto chimico assai diffuso nel novero della produzione di plastiche e di resine. E di trova in molti oggetti fatti con questi materiali. Tra i quali ci sono proprio le classiche scatolette usate per il tonno confezionato.
Che cos’è il bisfenolo nel tonno?
Il bisfenolo A fa male alla salute perché è un confermato interferente endocrino. E genera anche alcune malattie croniche. Le analisi compiute da “Saldo” su alcuni campioni di tonno in scatola presenti in vendita, tanto in scatola quanto nei barattoli in vetro, hanno mostrato dei risultati sui quali è opportuno compiere alcune valutazioni. Ebbene, su dieci marche esaminate, tutte quante ne contengono delle tracce.
A rilasciarlo nel tonno sono i rivestimenti interni delle lattine. Un marchio in particolare, il celebre Rio Mare, presente da decenni sul mercato, ha mostrato dei livelli superiori anche di venti volte quello che è il nuovo limite proposto dall’Unione Europea. Ma c’è chi ha fatto peggio: è il tonno Albo, che questa misura l’ha superata persino di 50 volte.

La Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) informa che l’assunzione di bisfenolo A, anche in dosi basse, può comunque favorire il sorgere di malattie allergiche ed autoimmuni. La stessa EFSA ha rivisto i limiti giornalieri per l’assunzione di questo composto, riducendoli di 20.000 volte rispetto ai livelli precedenti. Attualmente, un adulto di 60 chili non dovrebbe assumere più di 12 nanogrammi di bisfenolo A al giorno.
La presenza di bisfenolo A nel tonno in scatola rappresenta quindi una seria preoccupazione per i consumatori, soprattutto considerando i potenziali effetti dannosi sulla salute, che includono problemi di fertilità e compromissione del sistema immunitario.
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Glicidolo: un ulteriore contaminante
Oltre al bisfenolo A, lo studio ha rilevato anche la presenza di glicidolo, un composto potenzialmente cancerogeno che si forma durante la lavorazione degli oli. Alcuni prodotti, come il “Qualité & Prix Albacore in olio d’oliva” di Coop e i “Filetti di Tonno Albacore in olio d’oliva” di Migros Sélection, hanno mostrato livelli significativi di glicidolo. Sebbene l’EFSA non abbia definito un livello di sicurezza per questo composto, i tonni conservati in olio di girasole hanno mostrato quantità significativamente inferiori di glicidolo.
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Per chi cerca la massima sicurezza alimentare, optare per il tonno conservato in barattoli di vetro è una scelta consigliabile. Prodotti come il “Tonno Alberta all’olio d’oliva” di Qualité & Prix e i “Filetti di Thon Albacore all’olio d’oliva” di Migros Sélection sono risultati privi di bisfenolo A, rappresentando un’alternativa più sicura rispetto al tonno in scatola.

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Nonostante la presenza del logo del Marine Stewardship Council (MSC) su molti dei tonni testati, garantendo la sostenibilità delle pratiche di pesca, Greenpeace ha sollevato dubbi sulla reale sostenibilità di alcune operazioni di pesca certificate MSC, mettendo in discussione il loro impatto ambientale.