In che modo dobbiamo comportarci quando scopriamo di avere del cibo scaduto in casa. La situazione cambia a seconda degli alimenti.

Cibo scaduto
Cibo scaduto Foto dal web

Spesso ci chiediamo se il cibo scaduto, nonostante sembri ancora fresco e commestibile, si possa conservare ancora per qualche giorno o eventualmente mangiare al momento.

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Essendo un argomento delicato è meglio leggere alcuni importanti consigli onde evitare di cadere in errore e procurarci – nel peggiore dei casi – una grave intossicazione alimentare. La prima cosa che salta all’occhio nel leggere una data di scadenza è la scritta “da consumarsi entro il…”, “preferibilmente entro il” o diciture simili.

Spesso ciò è indicato per i cibi freschi ed il consiglio è quello di non andare oltre la data di riferimento, in quanto trattandosi per l’appunto di alimenti freschi questi potrebbero essere non commestibili addirittura già prima del tempo indicato, diventando pure tossici per l’organismo.

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Cibo scaduto, come ci dobbiamo comportare

Diverso è il discorso per la dicitura “preferibilmente entro il” in quanto si riferiscono ad alimenti a lunga conservazione il cui termine ultimo della scadenza è solo indicativo ed il cibo scaduto in questione può risultare commestibile anche dopo la data indicata, purché venga conservato bene.

Tra questi ricordiamo in primis il cioccolato, che può essere conservato fino a 24 mesi se mantenuto a temperature fresche e quindi non esposto a fonti di calore.

Lo yogurt può essere consumato o utilizzato fino a 6-7 giorni successivi alla data di scadenza purché all’apertura non si presentino grumi o si sentano odori sgradevoli L’unica pecca è la diminuzione di fermenti lattici al suo interno.

Latte ma solo a lunga conservazione (UHT): se aperto va conservato in frigo e consumato entro 3-4 giorni, se chiuso e ha superato la data di scadenza può essere bevuto o utilizzato in cucina.

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Cibi in scatola, caffè ed altro

In entrambi i casi, ovvero se resta aperto per troppo tempo o se si supera la data, l’importante è che il latte non presenti grumi o odori sgradevoli (come per lo yogurt). Se l’aspetto è ottimo ma avete lo stresso dei dubbi, potete provare a bollire un pochino di latte nel pentolino. Se si formano grumi allora è da buttare.

Per i cibi in scatola quali pelati, legumi, tonno e simili, il termine ultimo può arrivare pure ad un anno dopo la data di scadenza, ma solo se li abbiamo tenuti in un posto asciutto e pulito, privo di umidità.

Possiamo accorgerci dello stato della qualità del contenuto già osservando la scatola. Se essa presenta rigonfiamenti o ammaccature visibilmente riconducibili da una situazione interna, meglio sbarazzarcene subito. Possono anche esserci dei buchi improvvisi tali da far penetrare batteri al suo interno.

Poi ci sono caffe, zuppe istantanee ed altro cibo liofilizzato che pure ha una vita prolungata di un anno rispetto a quanto indicato. Ma sempre a patto di conservarli in maniera ottimale.

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Quali sono invece i cibi per i quali la data va rispettata sempre

I biscotti, i crackers e simili durano invece al massimo un solo mese dopo la scadenza. Tra il cibo scaduto che può capitarci, questi sono alcuni tra i più deperibili e delicati. Quando aperti, bisogna sempre tenerli ben chiusi ermeticamente impedendo l’esposizione diretta con l’aria. Si possono poi riciclare in diverse ricette.

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Riguardo ai formaggi, quelli stagionati o a pasta dura magari possono presentare della muffa dopo la loro scadenza. Sarà sufficiente tagliare via queste parti e mangiare quelle che mantengono la giusta colorazione e consistenza. Invece per quelli freschi bisogna necessariamente rispettare le indicazioni riportate, in quanto si rovinano molto più velocemente.

Pasta secca e riso sono veri highlanders e possiamo andare sul sicuro anche fino ad un anno dopo se non di più rispetto alla loro scadenza.

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Infine gli alimenti più a rischio sempre dopo la scadenza, oltre ai già citati formaggi freschi, sono qualunque tipo di carne e pesce, il latte fresco e le uova, molto facilmente attaccabili da svariati tipi di batteri.

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