Già si sapeva che i dolcificanti non fanno affatto bene alla salute, anzi. Ed ora emerge un ulteriore fattore di rischio, che riguarda una componente assai comune.

Dolcificanti e rischi connessi, l’attenzione scientifica si sta spostando dai semplici alimenti ultra-processati verso i singoli ingredienti che li compongono, in particolare additivi e dolcificanti. Queste sostanze, spesso considerate innocue e ampiamente utilizzate dall’industria alimentare, vengono ora esaminate con metodi più dettagliati per capirne meglio l’impatto sulla salute umana, soprattutto su organi vitali come reni e fegato.

Dolcificanti e segnale di divieto
Nuova, brutta scoperta sui dolcificanti: ce n’è uno molto diffuso che danneggia fegato e reni – ricettasprint.it

Un caso emblematico è quello del sorbato di potassio (E202), un conservante largamente impiegato nei prodotti confezionati. Pur essendo ritenuto sicuro da anni, un gruppo di ricercatori cinesi ha voluto analizzarlo con strumenti innovativi come la tossicologia di network e modelli algoritmici avanzati.

Quali sono i dolcificanti cancerogeni?

Questi strumenti consentono di elaborare simultaneamente un enorme volume di dati biologici e molecolari per stimare potenziali effetti tossici di una sostanza. Dallo studio emerge che alcune parti della molecola di sorbato di potassio potrebbero interagire con componenti cellulari coinvolti nelle funzioni renali.

I ricercatori hanno identificato numerosi punti di possibile interferenza tra il conservante e i meccanismi biologici dei reni, in particolare quelli legati alla infiammazione, alla gestione dei grassi e alla salute delle cellule tubolari. Queste alterazioni ricordano danni acuti come glomerulonefrite e fibrosi. Per verificare la relazione causale tra la sostanza e l’effetto biologico osservato, gli scienziati hanno esposto cellule renali in coltura al sorbato di potassio.

Anche in questo esperimento le cellule hanno mostrato segni di stress e ridotta capacità di recupero. Secondo gli autori, questo suggerisce che un’esposizione regolare, anche a dosi che non sembrano elevate, potrebbe contribuire a danni renali. Allo stesso tempo, un altro team di ricercatori si è concentrato su un dolcificante comunemente utilizzato: il sorbitolo.

Bisogna limitare i dolcificanti

Questo composto è presente in numerosi prodotti “senza zucchero” e viene assorbito dal corpo dopo i pasti. Negli studi più recenti, è stato osservato che il sorbitolo può essere trasformato nell’intestino e nel fegato in fruttosio, un tipo di zucchero associato ad accumulo di grasso epatico e a processi infiammatori. Gli esperimenti sono stati effettuati, tra l’altro, su modelli animali come il pesce zebra, utilizzato frequentemente per simulare processi metabolici umani.

In questi modelli, i percorsi metabolici che coinvolgono il sorbitolo hanno mostrato un aumento della deposizione di fruttosio nel fegato. Questo fenomeno è influenzato anche da fattori come la dieta, il profilo metabolico del soggetto e la composizione del microbiota intestinale. Il microbiota, ovvero l’insieme di batteri che popolano l’intestino, può modulare la quantità di sorbitolo che raggiunge il fegato: alcuni ceppi microbici degradano efficacemente il sorbitolo, riducendo il rischio potenziale, ma se la quantità introdotta è elevata o se il microbioma è sbilanciato, questa barriera si indebolisce.

Una delle conclusioni principali degli studi è che la percezione di innocuità dei dolcificanti e degli additivi va rivalutata. Anche molecole spesso considerate sicure, come il sorbitolo o certi conservanti, possono avere interazioni complesse con il metabolismo umano, con possibili effetti avversi soprattutto su reni e fegato. Per questo motivo, gli autori degli studi suggeriscono maggiore cautela nel consumo regolare di prodotti che li contengono e una più attenta lettura delle etichette alimentari.