Negli ultimi tempi è balzata all’onore delle cronache una inchiesta in merito al finocchio ‘assassino’, ingrediente di molti prodotti sul mercato dalla supposta pericolosità insita e addirittura mortale.

Finocchio assassino inchiesta aperta ricettasprint
Finocchio assassino inchiesta aperta ricettasprint

La questione è sorta a seguito di un servizio del TG1 della RAI dello scorso marzo, in cui si asseriva la presunta tossicità delle tisane a base di finocchio. Nello specifico, a finire nel mirino è stato il contenuto di estragolo dei semi, spesso utilizzati anche in ambito fitoterapico per infusioni e bevande naturali. L’esposizione a questo principio attivo renderebbe i prodotti menzionati altamente cancerogeni, motivo per cui nel servizio si invitava a sospenderne l’assunzione soprattutto in gravidanza. Cosa c’è di vero in queste affermazioni, senza dubbio pesanti anche in considerazione della tendenza ad una alimentazione sempre più ‘green’?

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Finocchio assassino | Inchiesta aperta | Prodotti tossici sul mercato

Gli esperti in fitoterapia interpellati ipotizzano sul web che il servizio in esame sarebbe stato ‘tagliato’ ad arte per demonizzare un prodotto che invece di ‘assassino’ non avrebbe nulla. La spiegazione sarebbe anche molto semplice e piuttosto comprensibile anche a chi non è padrone della materia. Infatti la presunta cancerogenicità assimilata all’estragolo è stata desunta isolandolo come principio attivo puro. Senza tenere quindi presente il complesso di elementi fitoterapici presenti nei semi di finocchio.

In primo luogo gli esperti sottolineano che non esiste alcuna normativa europea che ponga dei limiti al consumo di prodotti che contengono derivati chimici dell’estragolo, nè si ravvisano avvertenze particolari in materia.

Ciò implicherebbe già la mancanza di tossicità dell’elemento, di cui per contro è consentita invece una concentrazione fino a venticinque volte superiore al limite accettabile senza rinvenire alcuna problematica. Ciò perchè la presenza di altre sostanze nel complesso fitoterapico del finocchio annullerebbe l’eventuale portata cancerogena di questo principio attivo.

Tra di esse vi sono anche flavonoidi ed antiossidanti che per loro natura sono potenti anticancerogeni. E sono presenti, per inciso, in quantità fino a cento volte superiori a quelle dell’estragolo. Senza considerare il fatto che questo fenilpropene è contenuto anche in moltissimi altri alimenti, come il basilico. Nel quale, come anche nel caso del finocchio, è presente la nevandesina che ne impedisce l’attivazione.  Infine una considerazione ultima, ma non meno importante, riguarda l’assimilazione di questa sostanza. La quale secondo quanto affermano gli esperti, sarebbe elaborata sinteticamente nelle bevande ‘incriminate’ quindi con una portata tossica nettamente inferiore al principio attivo puro.

Infatti l’organismo umano metabolizza l’estragolo in una percentuale infinitamente bassa, tale quindi da non risultare pericoloso.

Ciò che dunque non è apparso chiaro, secondo gli esperti, è che non è il principio singolo a risultare attivo nell’infuso, bensì il fitocomplesso. Questa considerazione renderebbe infondate le supposizioni riportate nel servizio diffuso dal TG1, accusato dai promotori della fitoterapia di avere diffuso informazioni errate ed incomplete spaventando i consumatori senza motivo. Vedremo dunque se l’inchiesta proseguirà e se gli autori del servizio ‘incriminato’ vorranno smentire o rettificare quanto diffuso, ribattendo all’accusa di diffondere informazioni fuorvianti.

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