Inquinamento quale pesce è sicuro ricettasprint
Inquinamento quale pesce è sicuro ricettasprint

Nel periodo estivo è consuetudine mangiare pesce e crostacei, ma spesso le conseguenze dell’inquinamento ci rendono diffidenti sulla qualità di ciò che acquistiamo. Ecco cosa è possibile consumare senza il rischio di assumere prodotti che, a lungo termine, potrebbero essere la causa di problemi di salute.

E’ da tempo che si promuove un utilizzo più consapevole della plastica, soprattutto nel campo del settore alimentare. Dalle bottiglie fino alle stoviglie, anche tante grandi aziende hanno scelto per interesse economico o per sentimento comune di invitare i propri consumatori ad evitare di immettere nell’ecosistema questo materiale così difficile da smaltire.

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La direttiva europea e l’impegno per un futuro sostenibile: addio ai piatti di plastica

Il riciclo non è sempre possibile, considerando il rapporto inversamente proporzionale tra la quantità di plastica da smaltire e le aziende preposte alla trasformazione della stessa in prodotti da riutilizzare. Di conseguenza si è reso necessario proibire normativamente la produzione. Con una disposizione promossa dal Parlamento Europeo che punta ad eliminare entro il 2021 ogni concessione sulla realizzazione di articoli in plastica.

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La direttiva vieta l’uso di posate e piatti di plastica monouso e non solo.

Comprende anche cannucce di plastica, bastoncini cotonati fatti di plastica, bastoncini di plastica per palloncini, plastiche ossi-degradabili e contenitori per alimenti e tazze in polistirolo espanso. Gli Stati Membri dovranno inoltre raccogliere il novanta per cento delle bottiglie di plastica entro il 2029. Impegnandosi a realizzare i nuovi contenitori con materiale riciclato almeno per il venticinque per cento entro il 2025 e per il trenta per cento entro il 2030. La direttiva introduce anche una responsabilità estesa per gli operatori del settore rispetto alla dispersione nell’ambiente di materiali inerenti ai prodotti da essi commercializzati. Imponendo anche l’etichettatura informativa sull’impatto ambientale per quanto riguarda le sigarette con filtri di plastica, bicchieri di plastica, salviette umidificate e tovaglioli sanitari.

cozze ritirate

Un impegno che va a rispondere ad una esigenza oggettiva ovvero quella di tutelare l’ecosistema marino progressivamente ridimensionato dall’impatto distruttivo dell’inquinamento. Numerose specie infatti si stanno estinguendo, imprigionate da residui più o meno grandi di plastica nei loro ambienti e dunque impossibilitate a procacciarsi del cibo ad esempio oppure facile preda di altre specie. A causa della sua lenta decomposizione, la plastica si accumula nei mari, negli oceani e sulle spiagge senza contare che la sua ingestione da parte della fauna marina la inserisce inevitabilmente nella catena alimentare umana. Proprio per quest’ultimo motivo, è sempre più difficile poter scegliere un prodotto di qualità, da poter portare serenamente sulle nostre tavole.

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E’ ormai una triste consuetudine ritrovare microplastiche nell’organismo di pesci e crostacei e ciò va inevitabilmente ad influenzare potenziali rischi alla salute dei consumatori. E’ possibile però in parte tirare un sospiro di sollievo. Pare infatti che due specie marine siano parzialmente esenti dalla contaminazione da microplastiche. La scoperta è il frutto dello studio sperimentale condotto da due dipartimenti universitari europei. Il primo è il risultato di una ricerca condotta sulle spigole. Ad esse è stato somministrato mangime contenente microplastiche fluorescenti per sedici settimane, in una concentrazione superiore alla media. Gli studiosi del Centro di Ricerca tedesco ‘Helmholtz’ hanno appurato, analizzando i tessuti, che nel filetto di questa specie il contenuto di agenti inquinanti era ridotto ad una o due microparticelle. Inoltre la loro ingestione non aveva influenzato negativamente lo sviluppo naturale del pesce.

carbonara di mare

La seconda ricerca invece ha ad oggetto i gamberetti. Gli studiosi della ‘Universitat Autònoma de Barcelona’ hanno analizzato le specie viventi nelle acque antistanti le città spagnole di Girona, Barcellona e Tarragona. Per due anni i ricercatori hanno confrontato i dati raccolti, osservando che la concentrazione di fibre nei tessuti non era variata in modo significativo. Non è stata rivenuta inoltre alcuna conseguenza o effetto evidente nella composizione muscolare. Elemento che ha portato gli studiosi a confermare che le fibre probabilmente vengono eliminate subito. Ciò rende tendenzialmente più sicuro il consumo di queste due specie nella nostra alimentazione piuttosto che altre. Ovviamente le ricerche dovranno essere ulteriormente confermate da studi più estesi geograficamente. Senza dubbio questi risultati provvisori sono confortanti, ciò non toglie che ognuno di noi debba fare la sua parte per consegnare alle generazioni future un mondo più sostenibile.