Natale Giunta temeva per la sua vita - RicettaSprint
Natale Giunta temeva per la sua vita – RicettaSprint

Natale Giunta ha temuto davvero per la sua vita, questo è quello che racconta lo chef nelle pagine del libro scritto insieme ad Angelica Amodei, Io non ci sto. Un racconto fatto dallo chef che ha vissuto la ‘paura’ delle intimazioni che arrivano da Cosa Nostra e che per tal motivo avrebbe visto morire anche qualcuno a lui molto caro.

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Nel corso degli anni abbiamo imparato a conoscere meglio Natale Giunta grazie al percorso fatto nel programma La Prova del Cuoco, mostrando così le sue grandi abilità da grande chef. La carriera di Natale Giunta è cominciata quando era solo un ragazzo, mosso dalla passione per il cibo e la cucina tanto che a 18 anni aprirà il suo primo locale e oggi il suo business conta ben due ristoranti, una società di catering, due street food, uno shopping online. Ad aggiungersi in questa catena troviamo anche un profilo Instagram ben avviato che conta migliaia di follower e adesso anche il primo libro autobiografico.

Natale Giunta, infatti, come annunciato nei giorni scorsi, ha deciso di raccontare la sua storia, un episodio che ha cambiato radicalmente la vira dello chef e che l’ha messo faccia a faccia con la paura e Cosa Nostra. Lo chef, infatti, non ha voluto cedere al ricatto e al pagamento del pizzo, un momento molto delicato il cui racconto è riportato anche dalla sezione Cook del Corriere della Sera: “La ferita non si è mai rimarginata: troppo vivo ancora il ricordo”.

Natale Giunta temeva per la sua vita - RicettaSprint
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Natale Giunta temeva per la sua vita | La tragica morte di Dea

Il calvario vissuto da Natale Giunta è un ricordo ancora molto vivo per lui, una lotta che per certi versi non si è mai fermata e che gli ha strappato un affetto molto importante… il cane Dea, il pastore tedesco morto tragicamente.

A raccontare l’episodio in questione è stato appunto Natale Giunta che, come riportato dal magazine in questione, ha continuato dicendo: “È sera inoltrata, una come tante. Io rientro a casa a servizio finito. E già mi pregusto le feste di Dea, il mio meraviglioso pastore tedesco. Le manca solo la parola, sa? Invece niente. Per 48 ore niente. Finché due sere dopo, Dea si palesa in giardino. È agonizzante, perde sangue dalla bocca”.

Lo chef vedendo il cane morente si avvicina subito da lei, nel tentativo di capire cosa fosse successo, ma giusto il tempo su una carezza sul viso, Dea chiude gli occhi e per lei è ormai troppo tardi: “Il veterinario dirà che è stata uccisa. Brutalmente. “Polpette avvelenate”, penso io. Invece no, peggio. Molto peggio. Le hanno fatto ingoiare pezzi di vetro. A quel punto realizzo che la mia vita è in pericolo. Le persone vicino a me sono in pericolo. Ho motivi per pensarlo, ma non posso, non voglio permetterlo”.

 

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