Friggere è un’arte, ma anche una questione di salute. Se c’è un dubbio che prima o poi colpisce chiunque ami crocchette, patatine e cotolette dorate, è questo: quante volte si può riutilizzare l’olio per friggere senza rischiare?
Il dubbio è legittimo, perché da un lato si cerca di evitare gli sprechi, ma dall’altro si sa che l’olio usato più e più volte può trasformarsi in un nemico silenzioso per la nostra salute.

Ci sono regole ben precise, spesso sottovalutate, che ci dicono quando è il momento di buttare via l’olio esausto. E no, il colore scuro o l’odore forte non sono gli unici segnali. Dietro quella doratura perfetta può nascondersi una minaccia invisibile: la formazione di sostanze tossiche, tra cui gli acidi grassi trans e l’acroleina, che a lungo andare possono danneggiare fegato, stomaco e sistema cardiovascolare.
Quante volte possiamo davvero riutilizzarlo?
La risposta, come spesso accade in cucina, dipende da diversi fattori. In linea generale, l’olio di semi può essere riutilizzato 2 o al massimo 3 volte, mentre l’olio d’oliva, grazie alla sua maggiore stabilità, può essere riciclato fino a 4 volte, ma solo se utilizzato correttamente. Cosa significa? Bisogna evitare che superi il punto di fumo, ovvero la temperatura oltre la quale inizia a bruciare e a rilasciare sostanze dannose.
Per l’olio d’oliva questo punto è intorno ai 210 gradi, mentre per l’olio di semi varia tra i 170 gradi e i 200 gradi. Se si usa una friggitrice ad aria o una friggitrice tradizionale con controllo preciso della temperatura, è più facile tenere tutto sotto controllo. In ogni caso, l’olio va filtrato dopo ogni utilizzo per eliminare residui alimentari e conservato in un contenitore chiuso e al buio se si intende riutilizzarlo a breve.
Attenzione però: se l’olio ha cambiato odore, è diventato troppo denso, o se inizia a fumare subito appena scaldato, è arrivato il momento di buttarlo via.
Quando l’olio diventa pericoloso
Riutilizzare l’olio oltre le volte consigliate può diventare davvero dannoso. Con ogni frittura, infatti, l’olio si degrada e aumenta la presenza di aldeidi tossiche, composti chimici che possono danneggiare cellule e tessuti. Alcuni studi hanno evidenziato una correlazione tra l’assunzione frequente di alimenti fritti in olio usato e l’aumento del rischio di malattie cardiovascolari, infiammazioni croniche e persino tumori.
Ecco perché non si tratta solo di una questione economica o ambientale, ma anche e soprattutto di prevenzione per la salute. Meglio friggere meno e meglio, scegliere oli di qualità e non cadere nella tentazione di “fare ancora una frittura tanto per non sprecare”.
In conclusione, l’olio per friggere può essere riutilizzato con attenzione, ma oltre certe soglie smette di essere un alleato in cucina e si trasforma in un nemico invisibile. Imparare a riconoscere il momento giusto per sostituirlo significa prendersi cura non solo del gusto dei nostri piatti, ma anche del nostro benessere.