Proprio nel periodo in cui aumenta più che in ogni altro il consumo del Prosecco, arriva una analisi approfondita sul contenuto in media di tante varietà di quella che resta una eccellenza italiana.
Durante le scorse ore è emerso un nuovo allarme per chi ama brindare con un calice di Prosecco: secondo un test condotto dal mensile Il Salvagente su 15 bottiglie di prosecco di marchi molto diffusi, in tutte le bottiglie sono stati rilevati residui di pesticidi e tracce di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS), con livelli — in alcuni casi — definiti “elevati”.
Cosa hanno trovato nelle bottiglie? Ci sono pesticidi: in ogni bottiglia sono stati rintracciati residui di pesticidi: fino a 10 principi attivi diversi nella stessa etichetta. PFAS / TFA: tutte le bottiglie mostravano tracce di acido trifluoroacetico (TFA), un metabolita che si forma dalla degradazione di alcuni PFAS, sostanze fluorurate persistenti e note come “inquinanti eterni”.
Pesticidi nel Prosecco, la situazione
È importante precisare che, per quanto riguarda i pesticidi, nessuno dei principi attivi ha superato i limiti legali previsti per i residui. Tuttavia, la quantità e il numero di sostanze diverse presenti nella stessa bottiglia — ovvero l’effetto “cocktail” — è un motivo di seria preoccupazione per molti esperti.

Quanto al TFA (e più in generale ai PFAS), la situazione è più delicata: benché per il vino non esista ancora una soglia legale ufficiale, il test ha fatto riferimento ai limiti stabiliti per l’acqua potabile. In base a tale parametro, i livelli di TFA riscontrati (tra circa 38.000 e 60.000 nanogrammi per litro) risultano 3,8–6 volte superiori al limite indicato dalle autorità per la qualità dell’acqua.
Nell’analisi complessiva, nessuna bottiglia ha ottenuto una valutazione pienamente “promossa”. Le confezioni sono state certificate in vari gradi di sufficienza: solo due si sono fermate a “media” (3 su 6), otto hanno ricevuto “mediocre” (2 su 6), e cinque sono state giudicate “scarse” (1 su 6).
Perché è un problema
Le sostanze identificate — PFAS, in particolare il TFA — fanno parte di una classe di composti chimici estremamente persistenti nell’ambiente, capaci di accumularsi nel tempo. Alcuni di essi sono considerati potenziali cancerogeni, interferenti endocrini, e sono associati a disturbi del sistema epatico, cardiovascolare e riproduttivo.
Come sottolineato da esperti intervenuti nell’inchiesta: anche se una singola assunzione occasionale di prosecco non è necessariamente pericolosa, il problema si presenta quando vi è un’esposizione ripetuta a questi composti — attraverso vino, acqua, alimenti e ambiente — accumulandosi nel tempo.
Inoltre, il problema del “cocktail” di pesticidi — cioè la combinazione di più residui diversi — è qualcosa su cui la comunità scientifica nutre forti preoccupazioni da tempo, perché gli effetti sull’organismo potrebbero essere amplificati rispetto a quelli di una singola sostanza.
Reazioni e difese dei produttori
Le cantine coinvolte nel test — tra cui brand molto noti — hanno reagito in modo differente: alcune contestano i risultati, affermando che analisi interne non confermano la presenza di altri PFAS oltre al TFA, e che non vi è una prova scientifica che le sostanze trovate derivino necessariamente da pesticidi.
Altri produttori sottolineano che i limiti utilizzati nel test fanno riferimento all’acqua potabile — un contesto normativo e di consumo ben diverso da quello del vino — e quindi, a loro dire, non sono direttamente comparabili.
Il contesto più ampio: non è solo il prosecco
Questo problema non riguarda soltanto un singolo tipo di vino: secondo un rapporto del gruppo europeo PAN Europe, una contaminazione crescente da TFA e PFAS è stata riscontrata in numerosi vini europei immessi sul mercato negli ultimi anni — compresi anche vini biologici. Il dato emerge da un’analisi su decine di bottiglie provenienti da diversi paesi.
Gli esperti e le associazioni ambientaliste chiedono interventi concreti: controlli più stringenti, limiti obbligatori per i vini, e — soprattutto — un drastico taglio all’uso di pesticidi chimici e sostanze PFAS nell’agricoltura e nella produzione alimentare.






