Una comunicazione di rilievo da parte del Ministero della Salute rischia di creare una situazione estremamente complicata sulla Salmonella nel pollo.

Reparto della carne in supermercato
Reparto della carne in supermercato (Foto Adobe Stock)

Salmonella nel pollo, scatta un divieto importante che arriva direttamente dal Ministero della Salute. Una circolare fa sapere che, con decorrenza a partire dal 15 febbraio è stata tassativamente vietata la vendita di esemplari di cibo che presentino anche la più piccola traccia di contaminazione batterica.

Sussiste un limite massimo da tenere in considerazione affinché avvenga la messa in commercio degli alimenti. E fino ad ora era stato così anche per gli eventuali casi di Salmonella nel pollo. Ora però, anche quantità infinitesimali faranno scattare tutti i divieti del caso.

Il comunicato del Ministero della Salute rende noto, più nel dettaglio, che non potranno più essere venduti esemplari contraddistinti dalla presenza di “salmonelle minori”.

Va detto che sulle confezioni viene riportata la raccomandazione a consumare la carne di pollo o di altri animali solamente dopo averla cotta.

Salmonella nel pollo, e adesso che succede con la carne in vendita?

La temperatura consigliata è di 75°, come garanzia per fare si che ogni batterio si dissolva.

Carne di pollo
Carne di pollo (Foto Adobe Stock)

In caso contrario, a temperature inferiori, ingerire la carne in questione può portare a contrarre eventualmente sintomi quali nausea, vomito, diarrea, dolori addominali ed altro, tali da perdurare anche per una settimana.

E nelle situazioni più gravi non è impossibile il doversi rivolgere ad un ricovero in ospedale. Tutto ciò vale nel caso delle cosiddette salmonelle non rilevanti. Altrimenti, con quelle ritenute di più grave entità, i prodotti che ne sono affetti vanno ritirati e non immessi nel mercato.

Ma adesso tali disposizioni vanno applicate per l’appunto anche con le Salmonelle non rilevanti. L’indicazioni di cuocere la carne di pollo prima di mangiarla andrà ora interpretata come un provvedimento cautelativo anziché risolutivo.

Con tutte le conseguenze negative del caso per quanto riguarda la merce già esposta alla vendita, e che di colpo non è più conforme a questa modifica normativa.

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