Starbucks, la Sirena
Starbucks, la Sirena

Finalmente Starbucks sbarca in Italia: dopo anni di tentennamenti e studi di categoria, il colosso americano apre la prima caffetteria nell’ex Palazzo delle Poste. Una fila interminabile di curiosi ed amanti del caffè, ha costellato l’evento degno di una casa di moda, sfidando una fila chilometrica pur di assaggiare i prodotti della famosa Sirena. Cordoni, guardie in giacca e cravatta hanno distribuito i tanti presenti ordinandoli in modo che tutti potessero godersi appieno la prima esperienza italiana di Starbucks.

Starbucks, un nuovo modello di caffetteria

Il negozio milanese ospita la più grande torrefazione, dopo quello di Shanghai in Cina, in cui lavorano circa 300 giovani istruiti dall’azienda americana su tutte le fasi di lavorazione del caffè. Attraverso un sapiente gioco di tubi che passano all’interno del soffitto, la pregiata polvere nera giunge direttamente al bancone per essere servita nei 7 modi brevettati da Starbucks. Il modello importato è quello della Reserve Roastery, parzialmente diverso dal tradizionale: il pubblico italiano è destinatario infatti di uno speciale stile che prevede l’abolizione dei famosi bicchieri di carta da asporto. Ciò a favore di eleganti tazze di bronzo, già sperimentate presso i consumatori americani presso i quali hanno riscosso enorme successo.

Un modello tutto italiano

il presidente Howard Schultz ha progettato meticolosamente lo sbarco in italia, destinandole una pregiata miscela di caffè di altissima qualità. Ciò nella chiara consapevolezza che siamo bene abituati a sorseggiarlo. Anche la gastronomia cambia volto: ai cookies, le donuts ed i prodotti tipici americani, si affiancano tramezzini e brioche rigorosamente made in Italy. Dietro la produzione di queste bontà, c’è infatti il re della bakery milanese, ma di origini calabresi, Rocco Princi. D’altra parte bisognava attendersi una risonanza così grande, dato il lavoro del general manager Giampaolo Rossi. L’intento era quello di creare qualcosa che andasse oltre le aspettative di tutti. Ed in effetti, è andata proprio così.