Spunta sugli scontrini una tassa Covid: la denuncia arriva dal Codacons a cui sono giunte tantissime segnalazioni da parte dei consumatori. Si tratterebbe di un aumento ‘giustificato’ dei prezzi normali, per coprire i costi maggiori che gli esercenti hanno dovuto sopportare a seguito della riapertura.
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La suddetta imposta applicata direttamente dai commercianti ai clienti, va dai due ai quattro euro e risulta particolarmente utilizzata da parrucchieri e centri estetici. In realtà l’allarme sul caro prezzi era già scattato da un pò, coinvolgendo diverse categorie compresi bar e pizzerie. Il presidente del Codacons Carlo Rienzi ha dichiarato al quotidiano ‘La Stampa’ che negli scontrini sarebbe stata evidenziata nello specifico la voce ‘Covid 19’ come “contributo obbligatorio per sostenere le spese per sanificazione e messa in sicurezza dei locali”.
Addirittura all’Associazione sono giunte segnalazioni in merito a centri estetici che imporrebbero ai clienti l’acquisto di un kit formato da kimono e ciabatte, senza il quale non è possibile usufruire dei loro servizi. In merito il Codacons ha già sporto denuncia alla Guardia di Finanza e all’Antitrust, considerando che la situazione potrebbe tranquillamente configurare il reato di truffa.
Come anticipato, situazioni simili si sono verificate anche per quanto riguarda i bar in particolare: a Milano una tazzina di caffè è arrivata a costare anche due euro. Leggermente inferiori i rincari notati in altre città d’Italia. Mentre pare che al Sud i costi siano rimasti invariati rispetto al periodo precedente la fase emergenziale. Ancora, come segnalato sempre dal Codacons, negli ultimi giorni sono stati rilevati anche sensibili rialzi dei prezzi rispetto a generi alimentari di prima necessità nella vendita al dettaglio.
Anche in questo caso si procederà ad inoltrare all’autorità competente le dovute segnalazioni. In modo chiaramente da poter verificare con le dovute indagine la sussistenza di eventuali illiceità. L’invito è comunque di monitorare sempre i propri acquisti. Nel caso doveste rilevare delle difformità rispetto ai normali prezzi, segnalarle alle associazioni di tutela dei consumatori in modo da poter contrastare questo fenomeno. Già riscontrato tra l’altro nel corso della prima fase dell’emergenza, in cui la scarsa reperibilità di alcuni beni aveva scatenato una corsa al rialzo con gravi conseguenze per il portafogli dei consumatori.
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