Clamorosa truffa alimentare scoperta anni fa, colpevoli ancora impuniti – FOTO: ricettasprint

Una clamorosa truffa alimentare era venuta alla luce molto tempo fa. Dopo anni, arriva un importante appuntamento in questa torbida storia.

Oggi 30 settembre 2019 si è svolta l’udienza preliminare nel Tribunale di Bologna a causa di una truffa alimentare legata al commercio di patate. Tutto risale ad almeno 6 anni fa. Ad essere spacciate come pregiati sul mercato furono dei tuberi che in realtà non lo erano affatto, essendo di qualità di gran lunga inferiore rispetto a quanto riportato. E la cosa non è affatto da ridere, se si considera la diffusione delle patate in ambito gastronomico e culinario in tutta Italia.

Ogni giorno ci sono un commercio ed un consumo pari a tonnellate. I soggetti autori di questa truffa alimentare contraffacevano abilmente i dati di provenienza delle patate. Ed in alcuni casi c’era anche degli interventi con additivi chimici e fitofarmaci per modificarne l’aspetto. Le accuse sono ben specifiche ma si teme che questa possa essere solo una minima parte di un sistema criminoso molto ben radicalizzato e non ancora del tutto scoperto.

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Truffa alimentare, patate straniere di scarsa qualità spacciate per italiane e pregiate

L’indagine è stata ufficialmente chiusa dalla Forestale nel marzo del 2014. Eppure da allora ce ne è voluto di tempo per procedere in tribunale contro chi di dovere. Ben 7 soggetti su 10 del Consorzio Patata Italiana di Qualità, con sede a Bologna, sono risultati indagati, con frodi comerciali ai danni della grande distribuzione, l’istituzione di un vero e proprio cartello, “la immissione sul mercato di prodotti agroalimentari con etichettature attestanti dati palesemente falsi e diffusi con documenti di accompagnamento recanti finte indicazioni sul luogo di coltivazione, sulla provenienza e sulla qualità (talora con indicazione della provenienza ‘made in Italy’ per alimenti di provenienza estera – UE ed extraUE”. E molto altro. Responsabili sono non solo i produttori di patate in Italia ma anche gli importatori dall’estero, gli intermediari ed anche altri soggetti più piccoli, i contadini, costretti a stare al gioco. Fino alla grande distribuzione. “Tutti sapevano”.

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Conad e Coldiretti parte civile nel processo

Ne ha parlato proprio nel 2014 anche ‘Report’ di tutto questo, e ci sono intercettazioni prolungate nel tempo. Per farla breve, patate coltivate in svariate parti del mondo come Cipro, Egitto, Israele, finivano nei supermercati italiani con indicazioni di produzione recanti il nostro Paese. Inoltre venivano anche ‘ripuliti’ con sostanze vietate tanto in Italia quanto in Europa. Questo ne provocava anche un aumento del prezzo di vendita. La stessa cosa è capitata anche con le cipolle rosse argentine, spacciate per le Rosse di Tropea. Conad si è costituita parte civile, al pari della Coldiretti. Pare che per diversi soggetti possa arrivare la salvezza grazie alla caduta in prescrizione dei reati contestati, anche se la cosa dovrebbe ricordare soltanto gli aspetti meno gravi di questa maxi-inchiesta.

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