Le strutture ricettive come alberghi e simili, situate in zona rossa o arancione, non possono rifocillare i propri clienti: “Come facciamo?”.

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Protesta in zona rossa ed arancione degli albergatori Foto dal web

I contagi oggi continuano ad essere molto elevati, con l’istituzione della zona rossa, arancione o gialla introdotta nell’ultimo nuovo Dpcm emanato dal Governo lo scorso 3 novembre. La comunicazione in questione ha reso necessario attuare una sorta di nuovo lockdown, differenziato di regione in regione a seconda di una precisa catalogazione di rischio. Questo ha comportato ulteriori nuove restrizioni e chiusure di diverse attività.

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Oltre al settore della ristorazione ed a quello che riguarda intrattenimento e sport individuali, con la chiusura anche di teatri, cinema, musei, palestre e piscine, ci sono altri settori duramente colpiti in Italia, specialmente nelle aree dove vige la famigerata zona rossa. Ovvero Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e Calabria. Proprio le associazioni di categoria degli albergatori ha interrogato il Governo in merito al da farsi per potere fornire dei pasti ai propri ospiti. Il nuovo Dpcm sospende le attività nelle aree di Italia sottoposte a zona rossa ed arancione (quindi anche Sicilia e Puglia, n.d.r.). Con la spiacevole eventualità di potere vedere passare alcune delle 14 regioni ‘gialle’ ad una delle sopracitate categorie. In particolare sono a rischio Campania, Veneto, Liguria e Toscana.

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Zona rossa, ma anche arancione: negli alberghi non si può cucinare

Fatto sta che, per chi è rosso ed arancione, bar e ristoranti non possono aprire. Lo rende noto Federlaberghi, sottolineando come le misure attuali siano anche più limitanti rispetto a quanto vissuto negli scorsi mesi di marzo, aprile e maggio. Anche il fatto di avere limitato gli spostamenti tra le regioni (è purtroppo necessario limitare al massimo la mobilità per fare rallentare i contagi, n.d.r.) non ha giocato in favore di alberghi e strutture ricettive. Con la conseguenza che la clientela è fortemente diminuita ed ora le poche persone rimaste non possono neppure mangiare. “Questo vale anche per chi è ospite dei ‘Covid Hotel’, adibiti a posti dove fare svolgere la quarantena”, aggiunge Federalberghi. Che ora pretende di avere dal Governo delle risposte in proposito.

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