I fogli di alluminio sono sempre presenti in cucina e spesso molto pratici, ma non usarli mai con questi alimenti!

Fogli di alluminio in cucina non usarli mai con questi alimenti ricettasprint

E’ da tempo che la comunità scientifica discute in merito alla sicurezza dell’alluminio per la conservazione ed anche la cottura degli alimenti. Questo a causa del fatto che le particelle possono migrare rendendo tossico ciò che mangiamo. Succede quando avvolgi il cibo ad esempio nella carta stagnola o lo conservi nelle vaschette di alluminio. Eppure è ancora in vendita e non è stato diramato nessun allarme in merito: come mai? La risposta è molto semplice. L’alluminio in cucina si può usare tranquillamente senza rischi, ma soltanto se si mettono in pratica degli accorgimenti che possono annullare i rischi alla salute.

Ci sono innanzitutto delle dosi massime di alluminio da utilizzare periodicamente: il livello massimo di alluminio tollerabile con una media settimanale è di 2 mg/kg in riferimento al peso di una persona. In generale è comunque consigliabile non superare i 6 mg al giorno per evitare che l’esposizione a dosi più massicce e nel lungo periodo possa far male. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha infatti sottolineato in merito che è abbastanza difficile che il cibo che ingeriamo possa essere contaminato da un livello preoccupante di alluminio e sostanze che lo compongono. Questo perché le particelle che possono migrare sono state stimate in un numero molto basso. Nonostante ciò mettendo in pratica degli accorgimenti è possibile eliminare a priori la possibilità di un qualsiasi rischio futuro.

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Fogli di alluminio in cucina | Non usarli mai con questi alimenti

Come anticipato i fogli di alluminio in cucina si possono usare, ma il loro impiego deve avvenire in sicurezza. Vediamo di seguito quali semplici comportamenti bisogna adottare per evitare qualsiasi pericolo alla salute. Ciò che è importante innanzitutto è conservare il cibo nei fogli entro ventiquattro ore dalla cottura. Successivamente si consiglia di farlo solo per gli alimenti da tenere a basse temperature, in frigorifero oppure in congelatore.

Ci sono però degli alimenti con i quali l’alluminio non deve mai entrare a contatto, per motivi che a breve vi spiegheremo. Bisogna infatti assolutamente evitare il contatto tra alluminio ed alimenti a base acida, come limoni, pomodori ed agrumi in generale. Evita anche il contatto con cibi salati come aceto, capperi, marinature, baccalà oppure salumi. Se fino ad ora ad esempio avete conservato la classica lasagna condita con sugo di pomodoro nell’alluminio oppure avete cotto il pesce al forno irrorato con limone, da adesso in poi non dovrete più farlo. Questo proprio perché le categorie indicate di alimenti salati o acidi, stimolano la migrazione delle particelle di alluminio negli alimenti.

Quali sono gli eventuali rischi alla salute connessi alla migrazione dell’alluminio

Assodato il discorso che studi scientifici hanno attestato la migrazione di particelle di alluminio negli alimenti, vediamo quali sono gli eventuali rischi ad essa connessi. Tracce di alluminio si trovano anche in caffettiere, pentole, in bibite in lattina, nei brick in tetrapak di latte. Si trovano anche in panna da cucina, formaggi fusi, cacao, tè, pane, cereali e dolci, oltre che in farina ed acqua. In generale però gli alimenti più a rischio sono quelli salati od acidi, quali limone, pomodoro ed alimenti conditi. Cosa si rischia nel tempo?

Gli studi parlano di malattie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer, come indicato anche dal Ministero della Salute e dal Cnsa, oltre che danni ai reni ed all’apparato digerente. Inoltre sono possibili danni al feto nelle donne in stato interessante. Per persone allergiche infine è possibile notare dermatite e complicazioni a livello gastrointestinale. Ricordiamo nuovamente però che ciò avviene solo sottoponendo il nostro organismo all’assunzione costante di alluminio nel medio o lungo periodo. Basta sempre seguire, oltre ai suggerimenti indicati, gli aggiornamenti del Ministero della Salute e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per utilizzare in sicurezza e senza allarmismi.

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