Negli ultimi giorni dirama la polemica circa la questione dell’obbligo di green pass per andare al ristorante. Carlo Cracco dice sì, ma non è il solo tra i colleghi interpellati.

Green Pass per andare al ristorante Cracco dice sì e non è il solo ricettasprint

La misura restrittiva adottata da Emmanuel Macron in Francia negli ultimi giorni, ha aperto un dibattito acceso sulla opportunità di mutuare la stessa regola nel nostro Paese. Come da manuale si è scatenato un acceso dibattito tra fazioni politiche, per le quali di fatto in questo modo si renderebbe implicita l’obbligatorietà del vaccino.

Altri invece farebbero leva sulla libertà di essere tutelati, per cui lasciando intatta la scelta personale di aderire o meno alla campagna vaccinale, chi lo ha fatto non dovrebbe subire ulteriori restrizioni. Insomma ne vedremo delle belle, come il nostro Governo ci ha sempre abituati e probabilmente trascorreranno mesi prima che una decisione possa essere presa, nell’uno e nell’altro senso.

Intanto la categoria maggiormente interessata ovvero quella dei ristoratori, dice la sua manifestando consensi e dissensi per una serie di motivazioni. Lo spettro di ulteriori chiusure spaventa non poco e senza dubbio provocherebbe un collasso ancor più difficile da rimediare. La questione è ardua e coinvolge diritti anche di natura costituzionale, sul filo impalpabile del limite delle libertà personali.

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Green Pass per andare al ristorante | Cracco dice sì | E non è il solo

Secondo le disposizioni già vigenti in Francia quindi, per accedere a ristoranti, mezzi pubblici, luoghi di ritrovo ed altri di accesso comune è necessario esibire il Green Pass. Il QR Code inviato dal Ministero della Salute a seguito della somministrazione del vaccino sarebbe il lasciapassare del futuro. Interrogati sull’argomento, molti cuochi noti nel mondo della ristorazione che conta hanno manifestato il loro assenso rispetto ad una misura del genere.

 

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C’è però anche chi dice no ed è proprio la FIPE ovvero l’associazione di categoria che avrebbe posto il veto ad un provvedimento strutturato in questo modo. “Non è accettabile che, per raggiungere l’immunità di gregge, si finisca per penalizzare sempre le solite categorie” afferma Roberto Calugi. Il Direttore generale di Fipe-Confcommercio, ha rilasciato alcune dichiarazioni in una intervista al Corriere. “Se proprio si vuole percorre questa strada, che il vincolo del vaccino valga per ogni tipo di attività, dal teatro, alla palestra, al supermercato, a ogni altro luogo. Altrimenti è discriminatorio” continua. Invocando piuttosto un investimento maggiore per sensibilizzare la popolazione ad aderire alla campagna vaccinale e per velocizzarla.

Per contro invece, molti chef non temono affatto le possibili nuove restrizioni, anzi ne riterrebbero preferibile l’adozione per garantire la tutela certificata dei propri clienti.

Lo conferma Carlo Cracco, il quale ha affermato: “Tutto pur di non richiudere per una nuova ondata di contagi”. Anche Niko Romito, cuoco stellato di Castel Di Sangro che non considererebbe la misura come limitante, se in questo modo si riuscisse ad evitare nuovi lockdown.

 

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Allo stesso modo Moreno Cedroni e Giancarlo Perbellini, chef due stelle Michelin rispettivamente di Senigallia e Verona, considerano l’eventuale adozione dell’obbligo di Green Pass come un “incentivo per convincere i più reticenti”. Chiude il cerchio la chef stellata Antonia Klugmann dell’Argine a Vencò di Dolegna del Collio, la quale sottolinea: “Sono gli scienziati a dover dare opinioni e la politica che deve prendersi la responsabilità di fare scelte di conseguenza”.

Il dibattito resta acceso ed aperto, vedremo cosa accadrà. Ciò che è certo è che l’ombra di nuovi lockdown non accenna a diradarsi a causa del dilagare della nuova variante Delta. Estate già a rischio?