Avere a che fare con il mercurio nel pesce è un problema che non va sottovalutato. Quali sono le tipologie che possono dare più complicazioni in questo senso.

Mercurio nel pesce, una problematica che è purtroppo sempre attuale e dalla quale occorre guardarsi bene. Mangiare pesce fa bene alla salute, soprattutto se si parla di alcune tipologie specifiche. Sono tante le proprietà nutrienti delle specie ittiche, tra vitamine soprattutto A e D, proteine, grassi buoni e sali minerali. Soprattutto fosforo, selenio e iodio.

Mercurio nel pesce
Mercurio nel pesce, occhio a non comprare queste: sono le specie più contaminate – ricettasprint.it

Non mancano però dei possibili effetti collaterali, ed uno dei più noti è dato proprio dalla presenza di mercurio nel pesce. Questo metallo pesante si accumula nei tessuti delle specie che vengono pescate e che poi finiscono sulle nostre tavole. E da loro, quel mercurio arriva a noi. L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) fornisce alcune linee guida su come evitare i rischi legati alla cosa.

Quali sono i pesci che contengono mercurio?

Nel corso degli ultimi decenni, le linee guida alimentari, come quelle elaborate dal CREA e dall’EFSA, hanno sempre promosso un consumo regolare di pesce, sottolineandone i benefici nutrizionali. Questi includono proteine di alta qualità, acidi grassi omega-3 essenziali per lo sviluppo cerebrale e cardiovascolare, oltre a minerali come il selenio, e vitamine A e D.

Tuttavia, poco si è detto dei pericoli derivanti dalla contaminazione da metilmercurio, una sostanza che si accumula nel tessuto dei pesci, soprattutto in quelli appartenenti alla categoria dei predatori di grandi dimensioni come tonno, pesce spada e grandi merluzzi. Questi sono spesso consumati in Italia, e rappresentano una fonte significativa di mercurio nella dieta.

 

Per quanto riguarda l’Italia, le specie di pescato che maggiormente sono soggette a contaminazione da mercurio sono le seguenti. Sono incluse anche diverse specie di molluschi, crostacei e frutti di mare.

  • merluzzo,
  • sogliola,
  • gamberi,
  • salmone,
  • orata,
  • spigola,
  • pesce spada,
  • vongole,
  • cozze,
  • polpi,
  • calamari.

Un problema sempre attuale

I problemi sussistono nel caso di consumo frequente, che può portare ad accumulare un quantitativo superiore alla norma di mercurio e di altri metalli pesanti. In realtà le abitudini diffuse vedono un consumo di pesce inferiore a quanto consigliato nel novero di una corretta alimentazione. Eppure anche in questo caso può sorgere un problema, che riguarda nello specifico la esposizione ai metilmercurio.

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Soprattutto considerando che molte specie di pesce contengono livelli variabili di contaminanti. Dati provenienti dal Total Diet Study italiano indicano che più della metà dei bambini e il 22% degli adulti superano la dose settimanale tollerabile di mercurio, semplicemente seguendo una dieta basata su pesci comuni. Ed i problemi riguardano in particolare bambini, anziani e donne in gravidanza, oltre che persone malate.

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Come si può eliminare il mercurio dal pesce?

Per minimizzare i rischi e massimizzare i benefici, ci sono alcune strategie essenziali. Primo, è consigliabile limitare il consumo di pesci predatori ad alto contenuto di mercurio, come tonno, pesce spada, verdesca, luccio, palombo e smeriglio, con una porzione settimanale raccomandata per ciascuna specie, e al massimo due per il tonno in scatola. In secondo luogo, è preferibile scegliere pesci di piccola taglia.

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Specie di mare grasso e provenienti da fonti sostenibili, come aringa, sgombro, salmone e trota, che presentano un miglior rapporto tra benefici e rischi. Diversificare le scelte, evitando di concentrarsi sempre sulle stesse specie, è un’altra misura importante. Infine, si raccomanda di verificare origine e metodo di allevamento del pesce, preferendo prodotti di acquacoltura con mangimi vegetali, più sicuri e meno contaminati.