Com’è la situazione dell’Italia in merito alla presenza di Pfas nell’acqua potabile? Non buona, purtroppo, anzi. 

Pfas nell’acqua potabile, da oggi si cambia. Dagli Stati Uniti arriva un giro di vite in merito a quelli che sono gli attuali standard di sicurezza previsti in merito. I Pfas, al pari dei Pfoa, sono delle sostanze chimiche permanenti capaci di provocare dei danni anche importanti.

Acqua potabile versata da un rubinetto
Acqua potabile versata da un rubinetto (Foto Canva – Ricettasprint.it)

La salute delle persone può infatti risultare compromessa ed essere esposta a cancro, infertilità e malattie della tiroide, in particolare. La sigla Pfas sta per “sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate” e se ne contano oltre 4700, che si sono diffuse in particolar modo a partire dagli anni Cinquanta.

Contengono in particolare fluoro e carbonio e sono idrorepellenti ed oleorepellenti, caratteristiche che fanno si che tali sostanze siano adattabili a molto processi industriali. E più nello specifico li troviamo specialmente negli imballaggi in ambito alimentare, ma non solo. Anche le padelle antiaderenti, la carta forno e persino molti vestiti contengono Pfas.

Ma è possibile anche un ingressi dei Pfas nell’acqua potabile, cosa che rappresenta un potenziale rischio per la salute di chi dovesse bere acqua contaminata in questo modo. I Pfas sono anche delle sostanze biocumulabili, ciò vuol dire che una assunzione prolungata nel tempo può causare una presenza ad un certo punto in eccesso di questo prodotto all’interno dell’organismo.

Pfas nell’acqua potabile, l’Italia tra i Paesi più esposti nella UE

E possono permanere per anni nel fisico e confluire nel sangue, nella placenta e nel latte materno tra gli altri. Le leggi attuali riferiscono di una presenza di Pfas nell’acqua potabile che non deve superare la misura di quattro parti per trilione.

Una ragazza beve un bicchiere di acqua potabile
Una ragazza beve un bicchiere di acqua potabile (Foto Canva – Ricettasprint.it)

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Purtroppo l’Italia figura in pratica al primo posto tra i Paesi maggiormente esposti a questa problematica in Europa, e Greenpeace si sta battendo affinché si possa legiferare per invertire questo triste primato.

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Risposte in tal senso devono giungere anche dalla Commissione Europea, che è chiamata a regolamentare su molti aspetti di questo tipo che riguardano i propri Stati membri.

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A questo punto sembra chiaro che occorre creare una forma di tutela per l’ambiente e per milioni di persone che hanno accesso all’acqua potabile ogni giorno.