Carlo Cracco fiume in piena - RicettaSprint
Carlo Cracco fiume in piena – RicettaSprint

Carlo Cracco ha deciso di rompere il silenzio e come un fiume in piena parlare del modo in cui ha reagito alla crisi nel settore della ristorazione, scatenata appunto dalla pandemia da Covid-19. Ecco le dichiarazioni rilasciate dallo chef.

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In occasione della pubblicazione di articoli precedenti abbiamo avuto modo di spiegare come il settore della ristorazione sia stato fortemente penalizzato dalle tante restrizioni imposte dalla pandemia da Covid-19, imponendo ai vari chef e imprenditori del settore ad avviare una ricerca che permettesse loro di trovare non l’alternativa bensì la formula innovativa con la quale tornare in modo prepotente sul mercato, ma senza mai perdere ciò che nel tempo li ha sempre contraddistinti sia in cucina che nel loro business.

Non a caso, lo stesso Carlo Cracco a Il Messaggero ha dichiarato: “Quel che è accaduto ha insegnato però a tutti che non bisogna strafare, che si deve pensare a un futuro sostenibile. L’alternativa della parola sostenibile è impossibile, porta alle chiusure. Non è più tempo di guardare solo ai numeri, ma anche alla qualità e alla professionalità”.

Carlo Cracco fiume in piena - RicettaSprint
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Carlo Cracco un fiume in piena | Il lookdown lontano dalla cucina e la reazione dei figli

La prima fase della pandemia da Covid-19 ha spiazzato tutti in Italia e nel modo, dato anche l’avvio di una vita diversa e la necessità di difendersi rimanendo in casa. Un nuovo modo di vivere un’emergenza che, di certo, ha apportato dei cambiamenti non indifferenti e che ha permesso a tutti i genitori di conoscere persino nuovi aspetti della quotidianità con i figli, recuperando anche per certi versi il tempo perduto.

A rompere il silenzio, anche in tal senso, è stato lo stesso Carlo Cracco che ha raccontato così l’approccio al lockdown e le giornate vissute, appunto, con i figli: “Sì, ho apprezzato cose che prima non conoscevo. Però allo stesso tempo sono uno che non si ferma. Non vivo di rendita, quello che ho fatto l’ho sempre rimesso nel piatto, con la convinzione che non basta lavorare ma anche costruire. Ai figli che mi vedevano girare per casa ho cercato di far capire delicatamente che stavamo attraversando un momento della vita, che non ci si deve lamentare”.

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