Lievito di birra
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Coronavirus, perchè il lievito di birra scarseggia? Colpa delle abitudini

Perchè in questo periodo di piena emergenza per coronavirus manca il lievito di birra negli scaffali dei supermercati?

Beh, Stando a quanto divulgato da Nielsen, azienda globale di misurazione e analisi dati che fornisce la visione completa sui consumatori e sui mercati, in questo periodo di pandemia, sarebbero saliti al 200% i consumi di farine e miscele da parte della popolazione italiana. Infatti, in questi mesi di quarantena la maggior parte, se non tutti, di italiani si stanno dando alla cucina e alla realizzazione di prodotti di panetteria. Ecco la risposta del perchè il lievito di birra è andata letteralmente a ruba.

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Lievito di birra: italiani in quarantena e l’uso massiccio

Un vero e proprio assalto ai supermercati quello degli italiani che si è cimentato nella quasi totalità nella realizzazione casalinga di prodotti di panetteria. Tra pizze, pane fatto in casa ecc, gli italiani hanno fatto che si che venissero riportati dei dati sconcertanti legati a tre effetti da considerare, sempre secondo la Nelsen. Si tratta dell’effetto shock, vedendo l’aumento di farina, uova di gallina, latte UHT, surgelati. Ma anche conserve animali, burro, conserve rosse, pasta, riso e caffè macinato.

Coronavirus, l’effetto “prevenzione e salute” e “resto a casa”

Il secondo effetto sarebbe quello “prevenzione e salute”, vedendo un aumento di guanti carta igienica, detergenti superfici, carta casa, candeggina, sapone per le mani, liquido e solido, alcol denaturato, salviettine umidificate e termometri. Infine l’effetto “resto a casa” con un aumento di: pizza surgelata, vino, birre alcoliche, affettati, mozzarelle, wurstel, patatine, dolci, gelati, wafer, camomilla e una diminuzione per quanto riguarda il make-up, profumeria e cura viso.

Emergenza coronavirus, l’aumento dei prezzi

In questa emergenza è stato rilevato un aumento dei prezzi dei prodotti di prima necessità dato probabilmente dall’incremento nei soldi impiegati per i rifornimenti casalinghi. Questo effetto potrebbe essere imputabile all’intensità promozionale, e quindi alla quantità dei prezzi in promozione. Se valutiamo i dati forniti dalla società Nielsen, noteremo una diminuzione nella quarta e nella quinta settimana dell’emergenza, dove si fanno meno promozioni persino rispetto al periodo successivo delle feste natalizie. Non è da sottovalutare il regime venutosi a creare dove si vede una minore concorrenza e quindi ci si imbatte in acquisti forzati da tale elemento, accontentandosi delle cose che trova e del negozio aperto o più vicino alla propria abitazione.

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