Il focolaio Treviso sorto nelle scorse ore ha come teatro un impianto di produzione dell’azienda Aia. Tanti i dipendenti positivi, dimezzata la produzione.

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Impianto Aia focolaio Treviso produzione dimezzata Foto dal web

L’azienda Aia, specializzata nella lavorazione di vari tipi di carne, ha annunciato la riduzione della produzione nel suo stabilimento di Vazzola. La decisione si è resa necessaria a seguito del sorgere di un focolaio a Treviso, proprio nell’impianto in questione, con 182 lavoratori risultati positivi al Coronavirus sui 560 test svolti. In totale ci sono 700 dipendenti e circa 140 persone sono in ferie.

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Un incontro avuto tra la Prefettura di Treviso, i vertici amministrativi e sanitari di Vazzola e le organizzazioni sindacali hanno stabilito che la produzione nello stabilimento Aia in questione calerà del 50%. Inoltre andrà garantito il distanziamento fisico tra le varie postazioni operative e calerà il numero di lavoratori in ogni turno. I 182 positivi risultano essere tutti asintomatici e sono posti in regime di isolamento domiciliare. La settimana prossima verranno svolti dei nuovi controlli a tappeto. Chiudere l’impianto avrebbe rappresentato un danno enorme per Aia, con anche l’inutile sacrificio di un milione e mezzo di capi di pollame che sarebbe risultato non idoneo alla macellazione ma che sarebbe dovuto essere per forza di cose abbattuto.

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Focolaio Treviso, negli impianti di macellazione ci sono le condizioni ideali per il virus

Tra l’altro il focolaio Treviso non è certo il primo esempio di cluster deflagrato in un impianto di macellazione. Anche a Mantova tra giugno e luglio c’erano stati diversi esempi in altri impianti simili. Colpa anche degli ambienti e delle temperature che contraddistinguono quest’ultimi. Lì si vengono a creare le situazioni ideali affinché il virus possa proliferare. Inoltre si tratta di ambienti rumorosi a causa della presenza dei macchinari. E per comunicare c’è bisogno necessariamente di urlare. Cosa che senza la mascherina a protezione di bocca e naso può rappresentare un elevatissimo fattore di rischio. Senza considerare a volte il mancato rispetto anche del distanziamento fisico tra individui. La notizia di quanto accaduto nello stabilimento Aia è riportata dall’Ansa.

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