C’è poco da stare tranquilli dopo avere esaminato l’ultimo test sulla qualità del petto di pollo venduto in supermercati ed anche discount.

Qual è il petto di pollo migliore e quale quello peggiore per un test
Petto di pollo confezionato (Ricettasprint.it)

Un test condotto dalla rivista Il Salvagente su 18 petti di pollo di marchi noti ha rivelato un aumento significativo del contenuto di grassi. Tra i prodotti analizzati, i marchi Aia ed Esselunga hanno registrato valori preoccupanti, superando di tre volte la soglia di grassi considerata normale dal Crea.

L’indagine ha preso in considerazione diverse marche di petto di pollo, tra cui anche quelle biologiche, che sono comunemente acquistate nei supermercati italiani. I campioni analizzati sono stati selezionati per valutare il contenuto di grassi e comprendere l’impatto delle razze a rapida crescita e dell’allevamento intensivo sulla composizione nutrizionale della carne di pollo.

Le marche di petto di pollo confezionato sottoposte ad osservazione sono quelle vendute nei supermercati e nei discount elencati qui di seguito:

AIA
AMADORI
CARREFOUR
CARREFOUR BIOCOOP
COOP VIVIVERDE
CONAD
CONAD VERSO NATURA
ELITE
ESSELUNGA
ESSELUNGA SMART
EUROSPIN
FILENI
IN’S
LIDL
MD

I risultati delle analisi hanno mostrato che molti campioni presentavano un significativo aumento del contenuto di grassi rispetto al valore di riferimento. Alcuni petti di pollo hanno registrato da 2 a 2,5 grammi di grassi per 100 grammi di carne, corrispondenti a un aumento del 150% al 212% rispetto al valore di riferimento di 0,8 grammi di grassi.

Petto di pollo confezionato, i risultati del test

Qual è il petto di pollo migliore e quale quello peggiore per un test
Petto di pollo (Ricettasprint.it)

La media complessiva dei campioni testati è stata di 1,6 grammi di grassi, superiore al valore di riferimento. Questo suggerisce un cambiamento nella composizione nutrizionale della carne di pollo nel corso degli anni, che potrebbe essere attribuito all’allevamento intensivo e all’uso di razze a rapida crescita.

L’alimentazione e la limitata mobilità dei polli, insieme allo sviluppo asimmetrico dei muscoli pettorali rispetto alle zampe, sono fattori che contribuiscono all’aumento del contenuto di grassi nel pollo. Questa tendenza è stata confermata dal professor Massimiliano Petracci dell’Università di Bologna.

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Non solo la quantità di grassi è preoccupante, ma anche la qualità. Secondo l’oncologa, nutrizionista e ricercatrice Debora Rasio dell’Università La Sapienza di Roma, la carne di pollo attuale sembra essere squilibrata verso un eccesso di acidi grassi pro-infiammatori Omega-6, a causa dell’alimentazione degli animali e delle pratiche di allevamento.

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Se ne può dedurre che l’allevamento intensivo e la selezione di razze a rapida crescita sembrano contribuire all’aumento dei grassi nella carne di pollo, cambiando il panorama nutrizionale di questa fonte proteica tradizionalmente considerata magra e salutare.

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Per ulteriori dettagli e i risultati completi del test, si può fare riferimento al numero di aprile del Salvagente.