Dopo la carne ed il cioccolato, oggetto di una frode milionaria in Italia ed Europa è il noto vino Chianti, ridotto in polvere e venduto per creare bottiglie apparentemente di provenienza originale. Il kit rinvenuto si compone perfino dei tappi di sughero marchiati ed una soluzione di polvere di mirtillo o uva disidratata con tanto di manuale che spiega la procedura. Sono oltre 6mila i casi di violazione riscontrati soprattutto nelle vendite online, che si affiancano a quelli delle etichette contraffatte e concorrenza sleale ai danni del consorzio che difende l’autenticità del prodotto.
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Vino Chianti in polvere | Scatta l’allerta europea | Tutte le info
E’ dal 2017 che la Griffeshield, un’agenzia che effettua controlli di qualità, a guidare una serrata attività di monitoraggio della rete e dei siti web dedicati per scovare. Il presidente del Consorzio del Vino Chianti Giovanni Busi ha spiegato che, grazie al lavoro degli organi preposti, le violazioni riscontrate sono in netto calo.
“La tutela del nostro brand e delle nostre aziende deve continuare in modo serrato e determinato. Perché i danni che queste truffe provocano sono milionari” ha affermato in una recente intervista. I truffatori più incalliti risiedono negli Stati Uniti e nel Regno Unito, dove la legislazione in merito è più carente ed è più difficile individuare la fonte della responsabilità. Anche se negli utlimi tre anni i rischi si sono ridotti di un terzo, non bisogna dunque mai abbassare la guardia.
I maggiori risultati in termini di lotta alla contraffazione si sono raggiunti paraddosalmente in Cina, dove la copertura è praticamente del cento per cento, grazie anche alla collaborazione delle autorità locali.
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