Emergono i risultati in merito alla qualità del cibo, in particolar modo riguardo al latte in vendita nei supermercati italiani.

Qualità del cibo, un argomento che è sempre molto delicato e che sta a cuore a tanti fra noi che quotidianamente vanno a fare la spesa. I controlli sono molto serrati e rispondono a determinati requisiti imposti dalle attuali normative di sicurezza della Unione Europea.

Una corsia di supermercato
Una corsia di supermercato (Foto Canva – Ricettasprint.it)

Eppure a volte possono avere luogo delle problematiche che fanno riferimento a contaminazioni di sostanze esterne. La cosa può avvenire in seguito proprio ai vari trattamenti concepiti per garantire la qualità del cibo.

Paradossalmente tracce di ciò che viene impiegato per lavorare gli alimenti possono rimanere negli stessi. Ed emergere poi nel corso dei controlli sulla qualità del cibo. È anche il caso di agenti bioattivi in prodotti come la carne, le uova, il miele, latte e derivati.

Qualità del cibo, la ricerca che sconcerta: “Metà del latte contaminato”

Addirittura, proprio in materia di qualità del cibo, c’è una indagine che riferisce di come, nel corso del 2020, il 50% dei prodotti di latte vaccino aveva al suo interno almeno un minimo di residui di medicinali veterinari. Seppure in quantità inferiori rispetto al limite massimo fissato dalla legge.

Una donna che controlla un ananas
Una donna che controlla un ananas (Foto Canva – Ricettasprint.it)

La ricerca portava la firma dell’Università Federico II di Napoli unitamente a quella di Valencia, con una pubblicazione dei risultati sulla rivista specializzata di settore Journal of Diary Science

Però la cosa dà adito al porsi legittimamente delle domande. E nel corso dei due anni quasi intercorsi dalla ricerca studiata ha consentito di mettere a punto un nuovo metodo per rilevare sostanze esterne negli alimenti con maggiore efficacia.

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Il rovescio della medaglia: senza contaminazioni il nostro latte è il migliore

In questo caso i responsabili sono Ats Brescia e Istituto Zooprofilattico di Lombardia ed Emilia-Romagna, assieme a diverse imprese locali, associazioni di categoria e veterinari aziendali.

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Ci sono ovviamente delle prove sul campo che attestano la bontà di questo metodo. E viene fuori anche una buona notizia in tutto ciò. Ovvero che il latte di produzione italiana risulta essere tra quelli di maggiore qualità all’interno dell’interno territorio europeo. Con la cosa che si estende anche all’ambito della sicurezza.

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Unica controindicazione: per tale nuovo metodo sono necessari macchinari ed apparecchiature che costano fino quasi a mezzo milione di euro. Per cui occorrerebbero ingenti e continui investimenti.