Una analisi approfondita in laboratorio mette sotto accusa i vassoi ed i contenitori usa e getta usati nelle catene di fast food. La risposta delle aziende.

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I PFAS nei contenitori del cibo dei fast food sotto accusa Foto dal web

Il cibo del fast food viene da sempre criticato per le sue proprietà alimentari tendenti non certo al soddisfare quello che è il fabbisogno giornaliero di un individuo. La presenza di grassi, conservanti e diversi altri additivi, a scapito di valori nutrizionali che sono invece tipici di altri alimenti, rende i prodotti di McDonald’s e simili invisi a dietologi e nutrizionisti.

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Tutte le sostanze inserite nei cheeseburger ed in altro servono per fornire a questi prodotti una immagine ineccepibile dal punto di vista dell’apparenza e per arricchirne il sapore. Ma abusarne fa indubbiamente male e bisognerebbe quindi limitarsi a qualche assaggio saltuario,  affidandosi per il resto a cibo più salutare. Intanto una indagine internazionale riportata in Italia dalla rivista ‘Il Salvagente’ mette sotto accusa gli involucri impiegati per servire proprio il cibo dei fast food. Gli imballaggi di hamburger, panini, patatine fritte e compagnia cantante fanno uso dei PFAS, ovvero sostanze chimiche ritenute potenzialmente pericolose. Ad affermarlo è ‘Safer Chemicals Healthy Families, che ha svolto questa inchiesta assieme a Toxic-Free Future.

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Fast food, i contenitori contengono sostanze nocive

I PFAS vengono usati per limitare la fuoriuscita di olio dalle confezioni ed il loro acronimo sta per “sostanze per e polifluoroalchiliche”. Ma la loro migrazione nel cibo può causare nel lungo periodo effetti nocivi come colesterolo alto, indebolimento del sistema immunitario, sbalzi ormonali, esposizione a tumori e calo della fertilità. La ricerca si basa sui risultati concreti registrati a gennaio 2020 con 38 campioni di imballaggi raccolti in sei catene di fast food presenti negli Stati Uniti. In laboratorio i livelli di PFAS osservati hanno mostrato in particolare una presenza predominante del fluoro. Ed in alcuni casi i livelli riscontrati in ciotole o vassoi usa e getta sono risultati anche di 10 volte superiori rispetto al livello massimo consentito per legge.

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McDonald’s ed altri si impegnano a migliorare le cose, ma c’è chi tace

Interpellate su questa vicenda, alcune note aziende del settore. Ovver McDonald’s, Freshii e CAVA. Tutte loro affermano di essersi impegnate a sopprimere del tutto la presenza di PFAS nelle loro confezioni entro metà 2021. Tra un anno la situazione quindi dovrebbe migliorare e le stesse aziende sono consapevoli del fatto che vanno compiuti ulteriori progressi. Altre catene invece non hanno voluto commentare.

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